di Eleonora Mori – Nell’epoca della globalizzazione non solo resiste ma si rafforza la merenda semplice e sana di una volta.
In tempo di raccolta di olive il risultato del sondaggio-assaggio organizzato dalla Cia Toscana (Confederazione italiana agricoltori) in occasione di Expo Rurale, manifestazione tenutasi a Firenze nel settembre scorso, rimane sorprendente.
Pane e olio, pane e pomodoro, pane e formaggio, miele e frutta fresca, pane e prosciutto, pane e salame: uno spazio osservatorio, dapprima dedicato principalmente ai bambini, all’interno del quale gli spuntini semplici di una volta, quelli delle nostre nonne, hanno permesso ad ognuno dei visitatori di assaporare alimenti sani e gustosi, ma soprattutto locali, di stagione e presenti nel mercato contadino.
Così ha avuto inizio un vero e proprio passaggio continuo di gente di ogni età alla ricerca di saperi e sapori lontani e in molti casi perduti.
L’obiettivo della Confederazione Agricoltori rimane quello di far entrare in contatto le persone, e soprattutto i più piccoli, con il mondo dell’agricoltura e nello stesso tempo gettare le basi di una sana educazione alimentare, vedere da vicino i prodotti, degustarli, conoscerne la provenienza e il valore nutrizionale.
Il presidente della Cia Giordano Pascucci commenta oggi: “Non c’è stato un bambino o un ragazzo su un campione di duecento ascoltati che abbia detto di preferire le merendine industriali e confezionate di fronte al classico panino con…”.
Questo segnale di ritorno alle “vecchie maniere” è da non sottovalutare e da ritenere importante e di sviluppo per tutti gli agricoltori toscani, proprio perché viene dai consumatori più piccoli, quelli che hanno il mondo davanti, un mondo che anche grazie a loro può cambiare.
Un segnale che acquista ulteriore significato soprattutto oggi in cui sembra che il frastuono del marketing e la fretta che incombono costantemente nel nostro quotidiano abbiano offuscato un po’ i significati profondi che il cibo rappresenta per ognuno di noi, eppure fino a qualche decennio fa sedersi attorno a un tavolo e condividere ciò che con passione e fatica era stato prodotto nel campo poco distante faceva parte della serena normalità.