servizio a cura di Jacopo Zuchini– In questo clima bollente di riforma scolastica, abbiamo chiesto di intervistare chi rappresenta figura centrale di questa riforma, attorno alla quale dovrebbe ruotare ogni singolo Istituto scolastico e quindi tutto il sistema scuola… il preside.
Quali sono le motivazioni l’hanno spinta a fare il concorso da preside?
Quale materia insegnava prima?
Io sono diventato preside perchè ho sempre avuto fiducia nel sistema scuola e penso che il concorso sia stato una ottima opportunità per cimentarmi in un ambito professionale che mi ha sempre interessato anche se la gestione di una scuola, sopratutto sotto il ptofilo economico e finanziario, non è sempre cosa facile!
Ero professore di Storia e Filosofia, faccio il preside da 14 anni .
Allora, più o meno ha visto tre generazioni di alunni e di insegnanti, contraddistinti dal “precariato”un concetto complessivamente moderno… Che cosa ne pensa?
Secondo la sua esperienza quali sono gli aspetti che caratterizzano la figura del precario?
Il “precario” è una figura centrale del sistema scuola che viene rappresentata sia dagli alunni che dal gruppo docenti:
– per i primi si tratta di un aspetto , il precariato, che non garantisce continuità e perciò negativo, sebbene insegni agli alunni una certa forma di adattabilità fondamentale nel mondo del lavoro di oggi;
– per quanto riguarda i docenti non è facile prendere delle classi “sconosciute” e che hanno lavorato gli anni precedenti con altri insegnanti che non fanno più parte dell’Istituto.
Ho incontrato bravissimi professori precari con i quali non sempre stato è facile stabilire una buona relazione sul piano lavorativo, soprattutto per la loro difficoltà ad ambientarsi in alcune classi dell’istituto consapevoli che ben presto avrebbero dovuto lasciare.
Ritiene che sia efficace per l’istituzione scuola che sia il preside a dare l’incarico ai docenti?
Credo di sì, perchè solo il preside conosce l’ambiente di un Istituto con tutte le sue problematiche e i suoi punti di forza. Se è l’Istituto a dare l’incarico ai docenti deve essere ben consapevole e responsabile delle proprie scelte.
Uno sguardo alla storia del pianeta scuola di questi ultimi anni: da Berlinguer alla Moratti, fino alla Gelmini. Se il risultato di queste riforme è l’attuale classe dirigente che ha determinato la situazione presente oggi nel Paese, crede che la riforma Renzi sia in grado di formare una classe dirigente in grado di contribuire allo sviluppo del Paese?
Io credo che la più valida delle “vecchie” riforme sia quella di Berlinguer che, giunta alle soglie del 2000 è sembrata un pò passata.
Questa riforma è stata rivista dalla Moratti a favore delle scuole private ed è stata cambiata ulteriormente dalla Gelmini con molte proteste a seguito.
Una riforma ci vuole, ma non sarà facile farla bene in tempi brevi come intende l’attuale governo.
La riforma di Renzi deve essere ancora corretta prima di essere approvata…come “buona scuola”!
Molti gli interrogativi rimasti senza risposta, dovuti nel caso sicuramente a problemi di tempo: la questione rimane aperta…
Auguri preside!