Claudio Molinelli e la redazione di OrientePress – Foto di Edoardo Abruzzese

 

Non è quello tradizionale di Charles Dickens, ma un raccontino che Celestina Pistillo, autrice Rai romana, ha deciso di scrivere e di inserire su facebook, per condividere sul social network una normale esperienza di vita. Un incontro su un autobus di Roma. Una nonna. O forse Babbo Natale, che le ha raccontato dove stava andando e chi e perché la stava aspettando. Un incontro che suscita in chi lo ha vissuto e in chi lo legge una riflessione; nel periodo del Natale ci sembra un piccolo ma prezioso spunto per tutti i lettori. Buona lettura e buon Natale.

“Vuole sedersi?”
“No, tesoro, grazie. Devo scenne tra quattro fermate m’hanno detto, ma non so’sicura. Non lo prendo mai st’autobus”.

Pochi denti, i capelli bianchi e il viso di chi ne ha passate talmente tante che non deve arrabbiarsi per lo sciopero, il traffico, le manifestazioni e conserva in un’ espressione serena ma non rassegnata le ultime energie per una giornata cominciata troppo presto e che, sa già, finirà molto tardi.

“Dove deve andare esattamente? Magari le so dare un’indicazione più precisa”.
“Al Policlinico tesoro, non per me eh. Lo vedi sto borsone? Dentro ce stanno due pigiami profumati e la cena per mio figlio. So’ tanto gentili la’, ma non sanno cucina’!”.

Non ce l’ho fatta a trattenermi.

“E perché sta in ospedale suo figlio?”.
“Eh tesoro, perché la vita ha deciso che era giusto così. Ha la sclerosi. Ha subito un intervento d’urgenza per una complicazione… E mo’ se deve riprende, perché ha due figli che hanno chiesto a Babbo Natale che rivogliono come regalo il papà a casa! Il più grande ha 12 anni. Oggi m’ha detto: -Nonna io sono forte, se hai bisogno appoggiati a me che noi ci siamo appoggiati troppo a te. Eh niente tesoro mio, capisci? Una trova la forza pure de sposta’ le montagne.
Mo’ sto ad anna’la’, lo sistemo bene bene, je metto il pigiama pulito, je faccio mangia’ le cose buone e je faccio un discorsetto. Quello se vole lascia anda’, ma non sa che se perde se chiude quell’occhi. Se perde quelle due creature che se meritano il mondo, ma no il mondo che vedemo noi, quello bello che vedono loro”.

Sono scesa alla fermata con lei.

“Ah, guardi, scendo pure io qua, ce facciamo un pezzo de strada insieme, me dia il borsone così faccio palestra!”

Eh, no!
Io non dovevo scendere lì.
Ma penso che non ci fosse fermata più giusta di quella.
L’ho lasciata all’ingresso, l’ho salutata con un abbraccio come fosse la mia di nonna.
Non so come si chiama.

Se Babbo Natale esiste, signori miei, io l’ho incontrato stasera.
Aveva un borsone con due pigiami puliti e la cena per il figlio. Due occhi pieni di spudorata dolcezza, tante rughe e pochi denti e mi ha detto: “Buon Natale tesoro, grazie eh, non prende freddo!”.

E ho capito che, caro Babbo Natale, io non ho niente di più da chiederti, se non una supplica: non togliermi quello che già ho, inclusi i casini, gli scioperi, il freddo, le attese alla fermata, i “visualizzato non risposto”, i “ti richiamo” mai arrivati.

La mia vita, così com’è, è il più grande lusso al quale potessi aspirare.
Lasciamela così: spettinata come me, con qualche piccolo sogno realizzato qua e là da condividere con chi amo.

Grazie “.