di Claudio Molinelli -Tra i neologismi che affollano la nostra vita quotidiana un nuovo temibile termine sta turbando i sonni dei cittadini italiani: è il tax day. Il 16 dicembre 2014 scade, infatti, il termine entro il quale bisogna pagare il saldo dell’Imu (l’Imposta municipale unica sugli immobili) e della Tasi (la Tassa per i servizi indivisibili). Mentre il saldo dell’Imu interessa i possessori di seconde case o di immobili affittati, diverso è il discorso per quanto riguarda la Tasi.
Tasi è l’acronimo di Tassa sui Servizi Indivisibili, la nuova imposta comunale istituita dalla legge di stabilità 2014. I servizi indivisibili sono le attività dei Comuni che non vengono offerte ”a domanda individuale”, come per esempio nel caso degli asili nido o del trasporto scolastico. Si tratta, quindi, di una serie di servizi molto ampia, come per esempio l’illuminazione pubblica, la sicurezza, l’anagrafe, la manutenzione delle strade e tanti altri ancora.
La Tasi si applica a tutti gli immobili, incluse le prime case, gli uffici, i negozi, i capannoni, le pertinenze, con l’unica eccezione dei terreni agricoli. Deve essere pagata da proprietari e inquilini, in diversa misura. Si stima che coinvolgerà 15 milioni di italiani, tra proprietari e inquilini. Il calcolo di questa tassa si sta rivelando tutt’altro che semplice e costituisce un problema per gran parte dei contribuenti: non sono le amministrazioni locali a comunicare l’importo dovuto ma ciascun contribuente deve calcolarla per conto proprio. Il metodo di calcolo è questo: la rendita catastale dell’immobile deve essere rivalutata del 5% e moltiplicata per un coefficiente pari a 160 per case e abitazioni, a 80 per gli uffici, a 55 per i negozi, a 65 per gli immobili strutturali. Il risultato va quindi moltiplicato per le aliquote stabilite dai singoli Comuni italiani (generalmente dall’1 al 2.5 per mille, fino a un massimo di 3,3); al riguardo va detto che la maggioranza di queste aliquote è superiore a quelle della scomparsa, si fa per dire, tassa sulla prima casa, per cui alla fine si ha la sgradevole percezione che la Tasi non sia altro che una riproposta maggiorata della vecchia Imu. Al totale ottenuto vanno poi sottratte le eventuali detrazioni. Per quanto riguarda gli inquilini dovranno pagare una quota della Tasi compresa tra il 10 e il 30%, come stabilito dalle amministrazioni comunali. Va aggiunto peraltro che la Tasi non comprende la quota sui rifiuti, la nettezza urbana, che come è noto si è concretizzata in una tassa autonoma, la Tari, che dal 2013 ha sostituito la Tares.
Non manca un’involontaria nota comica: la storia del decreto ‘fantasma’ che determina la «sospensione di versamenti e adempimenti tributari scadenti nel periodo compreso tra il 19 settembre e il 20 dicembre 2014 nei Comuni della Toscana interessati dall’alluvione del 19 e 20 settembre». In sostanza una proroga di soli quattro (!) giorni che suonerebbe come una ulteriore beffa per i contribuenti. Peraltro questo provvedimento non risulta ufficialmente trascritto, per cui i cittadini, come ha affermato L’Assessore al bilancio del Comune di Firenze, Lorenzo Perra, sono invitati a regolare la propria posizione entro la canonica scadenza del 16 dicembre
Alla fine, tra aliquote, detrazioni e quant’altro, diventa quasi inevitabile per il contribuente il ricorso all’aiuto dei Caf (Centro di assistenza fiscale), chiamati a sbrigare oltre 8000 pratiche al giorno. Aspettando il 2015 e l’atteso arrivo della local tax, che dovrebbe accorpare Imu e Tasi, rendendo tutto più semplice… “rendere difficile il facile attraverso l’inutile” diceva qualcuno che sicuramente se ne intendeva!!!