– a cura di Sergio Bedessi – foto di Edoardo Abruzzese –
Si ricorderanno i fatti di cronaca riguardanti i bambini lasciati dai genitori in auto, magari per una commissione rivelatasi poi più lunga, oppure letteralmente dimenticati e morti a causa dell’alta temperatura raggiunta nell’abitacolo.
L’ultimo episodio il 19 settembre 2019 quando Luca Cavallaro, impiegato amministrativo presso la Facoltà di Ingegneria dell’Università degli Studi di Catania, dimentica per cinque ore il piccolo Leonardo, di soli 2 anni, in auto.
Avrebbe dovuto portarlo a scuola alle 8, ma si era recato direttamente al lavoro, lasciando il figlio in automobile; alle 13 la moglie lo chiama chiedendo come mai il bambino non si trova a scuola all’ora dell’uscita: in quel momento l’uomo realizza di aver lasciato il bambino in auto per ore e ore.
Corre al parcheggio, ma trova il piccolo ormai privo di conoscenza, ancora agganciato al seggiolino sul sedile posteriore dell’auto, divenuta nel frattempo una trappola mortale.
A nulla valgono i tentativi di rianimazione: il piccolo arriva in ospedale già in arresto cardiaco.
Una situazione che si ripete, anche nella stessa Catania, quando nello scorso giugno un bambino di 4 anni era stato lasciato chiuso nell’auto sotto al sole nel parcheggio dell’aeroporto di Catania, con una temperatura esterna di 40 gradi: quel bambino è ancora vivo grazie all’intervento di un sovrintendente della Polizia di Stato, assegnato alla Polizia di frontiera, che con il calcio della pistola, ferendosi le mani, frantuma il finestrino dell’auto, soccorre il bambino, già in ipertermia, e chiede disperatamente aiuto.
I genitori, due svizzeri, sono stati denunciati per abbandono di minore; erano andati ad accompagnare degli amici che dovevano prendere l’aereo…
Come si può “dimenticare” un figlio in auto??? Molti psicologi parlano di “amnesia dissociativa”, un disturbo dovuto a stanchezza, stress e talvolta a traumi, che crea un vuoto di memoria e porta ad agire in automatico, cancellando comportamenti al di fuori della routine quotidiana.
Un’altra corrente di pensiero (cfr. intervista di Valentina Arcovio al prof. Massimo Biondi, La Stampa 28 luglio 2016) è di diverso avviso: lo stress non può essere la causa di “dimenticanze” così gravi, non ricordare di aver lasciato il figlio da solo in auto può essere sintomo di un problema ben più profondo: la “discontinuità di coscienza”, indizio di patologie specifiche e gravi.
Come al solito accade in Italia, anziché comprendere meglio il fenomeno e focalizzarsi su coloro che sono arischio(non tutti gli automobilisti soffrono di discontinuità di coscienza …), si tira nel mucchio, con una norma che riguarda tutti, anche chi non scorderebbe mai in auto un figlio.
Se si fosse fatta una piccola indagine sulle statistiche, non numerose, si sarebbe scoperto che per la maggior parte dei bambini morti in auto la causa non è la lunga permanenza nell’abitacolo reso cocente dal sole, ma il non essere stati assicurati con il seggiolino e i sistemi di ritenzione: infatti dal 1988 ad oggi solamente 8 bambini sono morti a causa della “dimenticanza” (cfr. Il Sole 24 Ore – 16 gennaio 2019) con una media di 40/50 all’anno per altre cause!
Dunque, al di là delle tragedie umane, è ovvio che il problema dovrebbe essere affrontato da un diverso punto di vista e, probabilmente, con un cambiamento delle abitudini di vita compulsive, molto frequenti, a favore di uno stile di vita più rilassato, con un maggior collegamento con il contesto nel quale viviamo fisicamente e con un minore dipendenza da tutti quei fattori che ci fanno perdere attenzione, primo fra tutti lo smartphone, che ci agganciano ad un mondo virtuale.
In Italia mancano peraltro studi approfonditi su quella che all’estero è chiamata “FBS – Forgotten Baby Syndrome” o anche fenomeno delle “Hot car deaths”; negli USA esiste una associazione, KidsAndCars.org che fornisce statistiche e supporto, e lavora sul fronte dell’informazione e della consapevolezza, che devono andare di pari passo con quello della produzione normativa, del controllo e della repressione.
Dalle statistiche USA si può vedere come il fenomeno, rispetto ai rischi che corrono i bambini in auto a causa di ben altri comportamenti dei genitori, sia sicuramente minoritario (per avere un confronto si noti che i morti in età compresa fra 0 e 13 anni, dovuti ad incidenti stradali, nel 2016 erano 4.074 a fronte appunto di 39 morti per FBS).
Comunque, per risolvere il problema alla radice, il legislatore italiano ha adottato la legge 1° ottobre 2018, n. 117 “Introduzione dell’obbligo di installazione di dispositivi per prevenire l’abbandono di bambini nei veicoli chiusi.” con la quale è stato modificato l’art. 172 del codice della strada introducendo appunto l’obbligo di “seggiolini antiabbandono” grazie all’inserimento di un comma 1-bis: “1-bis. Il conducente dei veicoli delle categorie M1, N1, N2 e N3 immatricolati in Italia, o immatricolati all’estero e condotti da residenti in Italia, quando trasporta un bambino di età inferiore a quattro anni assicurato al sedile con il sistema di ritenuta di cui al comma 1, ha l’obbligo di utilizzare apposito dispositivo di allarme volto a prevenire l’abbandono del bambino, rispondente alle specifiche tecnico-costruttive e funzionali stabilite con decreto del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti.”.
La norma sarebbe dovuta entrare in vigore entro il 1° luglio 2019, ma come ben sappiamo, la nostra legge ha i tempi lunghi!
Finalmente il 2 ottobre 2019 il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Paola De Micheli, ha firmato il decreto attuativo.
In particolare è l’allegato al decreto che riporta le seguenti caratteristiche essenziali, fra le quali:
- il dispositivo antiabbandono deve segnalare l’abbandono di un bambino di età inferiore a 4 anni, con l’attivazione di segnali visivi e acustici o segnali visivi e aptici (tattili) percepibili all’interno e all’esterno del veicolo;
- il dispositivo dovrà attivarsi automaticamente;
- il dispositivo dovrà segnalare in modo automatico livelli bassi di carica;
- il dispositivo può essere dotato di sistemi di comunicazione automatici per l’invio di messaggi.
Riguardo le sanzioni c’è però un po’ di confusione e sicuramente seguirà una circolare ministeriale.
Infatti il comma 10, al momento della modifica normativa, recitava: “10. Chiunque non fa uso dei dispositivi di ritenuta, cioè delle cinture di sicurezza e dei sistemi di ritenuta per bambini o del dispositivo di allarme di cui al comma 1-bis, è soggetto alla sanzione amministrativa del pagamento di una somma da 81,00 euro a 333,00 euro.”. Quindi in caso di non uso del “seggiolino antiabbandono” sanzione di 81 euro e decurtazione di 5 punti sulla patente; in caso di recidiva sospensione della patente da 15 giorni a due mesi.
Quel che non si comprende se la sanzione sia stata o meno aggiornata come quella delle cinture di sicurezza ed è quindi 83 euro.
Al momento però, mancando la pubblicazione del decreto in Gazzetta Ufficiale, si può dire che il tutto sia sospeso, anche se sono già in vendita dispositivi da installare sull’attuale seggiolino, oppure seggiolini già completi del dispositivo antiabbandono.
Detto tutto questo resta la domanda “ è necessaria, e risolutiva, una legge per non dimenticare i bambini in auto”??