di Sofia Porcino – Marzo 2012: la professoressa Paola Romagnani entra a far parte di AccademiaNet, la banca dati mondiale che annovera nei suoi elenchi le migliori ricercatrici in Europa di varie discipline: umanistica, scientifica, medica e ingegneristica.
AccademiaNet nasce nel novembre del 2010 in Germania grazie al Cancelliere Angela Merkel con il meritevole obiettivo di far emergere tutte quelle donne che spiccano particolarmente nel loro settore e quello, probabilmente più faticoso, di favorire la loro leadership in ambito accademico, scientifico e industriale.
Farne parte non è semplice: i criteri adottati per la selezione sono rigidissimi e solo gli enti più accreditati, come l’European Research Council (ERC), possono proporre le candidature.
Il riconoscimento arriva quest’anno per l’unica donna, tra le 700 selezionate fino ad oggi in ambito medico -scientifico, italiana che lavora in Italia. La giovane ricercatrice è infatti la responsabile del reparto di Nefrologia all’Ospedale Pediatrico Meyer di Firenze e professore associato di Nefrologia all’Università di Firenze.
Accademia Net segnala altre tre donne italiane tra le sue migliori menti femminili, ma in ambiti diversi a quello in cui opera la professoressa Romagnani che si impone sullo scenario mondiale grazie alla scoperta delle cellule staminali nel rene. Una scoperta medica questa che apporta delle novità importanti in Nefrologia e che gode di due notevoli finanziamenti dell’Unione Europea che hanno lo scopo di sostenere gli studi delle cellule staminali del rene al fine di curare le malattie che colpiscono questo stesso organo. Nel 2008, anno dell’erogazione dei finanziamenti, Paola Romagnani è stata scelta tra i migliori 16 ricercatori (tra cui solo due donne) nel campo della medicina.
Grazie a questi finanziamenti europei e a quelli stanziati dalla Regione Toscana è stato possibile creare un Laboratorio di Eccellenza Universitario-Ospedaliero per gli studi del rene. Paola Romagnani dirige il centro composto da 12 ricercatrici tra le quali biologhe, biotecnologhe e medici.
La notizia è stata diffusa l’8 marzo, proprio nel giorno dedicato alla Festa della Donna. Oggi, che l’8 marzo è passato da una decina di giorni riproporre la soddisfazione per il riconoscimento al merito di questa giovane donna è un modo per tenere accesi i riflettori sulla condizione femminile nel nostro secolo.
Sorvoliamo l’utilità (o meglio l’inutilità, se non commerciale) di aver istituito un giorno dedicato ai festeggiamenti della figura femminile e facciamo di esso uno spunto per non far calare l’attenzione a riguardo.
Le questioni in merito sarebbero molteplici (le donne nei paesi del terzo mondo e le donne arabe, ad esempio), ma basta focalizzare la situazione italiana per avere un quadro poco entusiasmante e assai lontano dall’atmosfera gioiosa che caratterizza una festa:
Il mondo del lavoro è oggi, come ieri, un campo minato per una donna, specialmente se giovane (e quindi in età fertile) e capace. Le posizioni di prestigio sono in gran parte riservate agli uomini, al di là delle reali capacità nella gestione di tale ruolo. Destreggiarsi tra ciò che una donna è in grado di fare nella propria disciplina e quello che in pratica le viene permesso di mettere in pratica è difficile, molto spesso impossibile o addirittura “a pagamento”. A causa della cultura fortemente maschilista che imperversa nel nostro paese alla donna sono precluse molte delle possibilità concesse agli uomini.
Aprire poi il capitolo maternità è un’operazione assai più dolorosa: la maggior parte delle giovani donne si trova a dover scegliere tra la carriera e la maternità; portarle a termine entrambe, gestendo parallelamente famiglia e lavoro sembra un miraggio dei più lontani, e certo non per la scarsa capacità di organizzazione femminile (che è invece una delle nostre più spiccate qualità) ma per gli ostacoli imposti dalla società che non tutela affatto il doppio ruolo della donna: madre e lavoratrice, anzi, lo ostacola (come se non fosse già abbastanza complicato!).
Il bilancio è presto fatto: chi non può permettersi di perdere il posto di lavoro rinuncia alla maternità.
Ecco perché la notizia della selezione della professoressa Paola Romagnani acquista ancora più valore oggi, rispetto al giorno istituzionalmente dedicato a festeggiare la figura della donna.
Omicidi in famiglia, stupri, condizione di subalternità nel lavoro, mobbing e scelte obbligate poco rimandano all’idea di festa e ricevere la notizia che una giovane ricercatrice italiana, fiorentina, sia stata premiata a livello europeo assume il valore inestimabile di un piccolo tassello posto alla costruzione, che deve essere costante e giornaliera, di una vita più tutelata, difesa e giudicata in base al merito.
Lontani dal femminismo radicale le aspirazioni si rivolgono piuttosto verso una più proficua complementarietà tra uomo e donna all’interno del mondo del lavoro e sul piano personale.
Interessante il sito www.valored.it che offre sostegno alle aziende che vogliono far emergere i loro talenti femminili e alle donne che intendono intraprendere il percorso verso il vertice .
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