di Stefano Nonvel – Si è svolta sabato 23 giugno 2012 presso il carcere di Sollicciano a Firenze l’esibizione pallavolistica fra la Jumboffice Firenze, formazione di pallavolo maschile militante nel campionato di serie B2, e la squadra vincitrice del torneo disputatosi nel mese di giugno (e terminato il 19 giugno) all’interno della casa circondariale. Un evento davvero particolare al quale la Jumboffice Firenze ha accettato di partecipare con molto entusiasmo e che si è svolto grazie alla preziosa attività di promozione da parte dell’Ufficio Sport e Turismo del Comune di Firenze. Al termine dell’esibizione si è fermato a rispondere alle nostre domande Gabriele Stefani, opposto della squadra Jumboffice e veterano dei campi della pallavolo.
Gabriele, innanzitutto congratulazioni per la splendida iniziativa alla quale la Jumboffice Firenze ha aderito, dimostrando un enorme spessore dal punto di vista sportivo e soprattutto umano.
– Cosa pensi di questa esperienza così particolare? E’ la prima volta che ti capita di partecipare ad un evento di questo genere?
Quando mi è stata proposta non ho esitato un secondo ad accettare l’invito ed ora che abbiamo giocato sono ancora più contento, perché, oltre ad aver arricchito noi, con un’esperienza mai fatta prima, ho visto negli occhi dei nostri “avversari” sul campo di gioco, uno sguardo di felicità appena abbiamo messo piede in palestra, come se fossero convinti che all’ultimo minuto avremmo cambiato idea.
– Come hanno vissuto i detenuti la vostra partecipazione all’esibizione, ed in particolare questa nuova esperienza?
I detenuti erano felicissimi e non vedevano l’ora di mostrarci quello che sapevano fare, penso che per loro aver giocato con una squadra di serie B2 sia stata un’esperienza che mai avrebbero pensato di poter fare e l’espressione dei loro occhi valeva come cento parole scritte, inimmaginabile.
– Ritieni i tornei fra squadre di detenuti, come quello di pallavolo che si è recentemente disputato presso la casa circondariale di Sollicciano, uno strumento utile per la realtà carceraria?
Sicuramente ritengo molto utile il torneo interno che avete disputato; la pallavolo è uno sport dove non avviene il contatto fisico perciò è anche più difficile farsi male e più difficile andare incontro a situazioni mal interpretate dall’avversario come potrebbe essere una pedata nel gioco del calcio; inoltre tra tutti gli sport lo ritengo tra i più belli e completi sotto tutti gli aspetti.
– Cosa può fare lo sport, e la pallavolo in particolare, per coloro che si trovano detenuti presso le case circondariali?
Lo sport in genere fa bene, la pallavolo è uno sport sano in tutti i sensi e bellissimo da praticare anche se più difficile rispetto ad altri sport. All’interno delle case circondariali unirà sicuramente le persone senza un secondo fine; è uno sport pulito dove non ho ricordanza nei miei 41 anni di partite finite in risse o gesti offensivi. Lo sport ti scarica delle tensioni accumulate durante la giornata, che sia di studio, lavorativa o altro, finito l’allenamento hai una sensazione di stanchezza, ma allo stesso tempo di benessere mentale e fisico. Ti dà uno stimolo a lavorare meglio per poter aiutare i tuoi compagni e metterli sempre in una situazione vantaggiosa rispetto all’avversario che hai dall’altra parte della rete; ti metti in gioco come persona, che tu sia un avvocato, un impiegato, un operaio, in quel rettangolo conta il sacrificio, la passione che metti, ma la cosa più importante è che non conta il singolo giocatore (per quanto bravo), ma il gruppo che hai. Deve essere un gruppo unito dove tutti stanno alle regole, dove si fanno gli scherzi e si accettano, questo conta tanto.
– Che idea ti sei fatto della struttura sportiva del carcere di Sollicciano? Quali sono gli aspetti positivi e che cosa secondo te potrebbe esser fatto per migliorarla maggiormente?
Per il poco visto, la palestra è più che sufficiente per l’attività all’interno della struttura carceraria. Per migliorare l’attività di pallavolo bisognerebbe tenere sempre pulito il piano palestra perché scivoloso e pericoloso per distorsioni, strappi, etc. Proteggere i pali della rete con il materiale apposta in caso di urto, e due belle bande che delimitino la larghezza della rete rispetto al campo sarebbero bene accette.
– Pensi che occasioni come questa meritino maggiore risalto ed attenzione al fine di far conoscere meglio ai cittadini quella che è la realtà carceraria?
Assolutamente sì, perché all’ interno del carcere ci sono persone come noi, che hanno sbagliato, ma se vogliamo che questi uomini, donne, una volta usciti possano integrarsi in mezzo a noi, bisogna che il periodo di detenzione sia il più utile possibile e la pallavolo è uno sport che può aiutare.
– Parliamo della tua grande esperienza in ambito sportivo, con quasi venti campionati professionistici disputati, gli ultimi sette dei quali proprio a Firenze: come percepisci la partecipazione dei fiorentini verso la pallavolo, in una città in cui il calcio sembra focalizzare tutta l’attenzione?
Hai detto bene, Firenze è una città difficile per la pallavolo, ma vedo realtà come Milano, Roma fino all’anno scorso, Napoli dove il calcio convive con la pallavolo a livelli altissimi e mi domando perché a Firenze non sia fattibile. Penso che i nostri amministratori comunali possano aiutare tutto lo sport in generale, infatti l’assessore allo sport Dario Nardella ha fatto molto per il basket, la pallanuoto e il rugby, adesso spero che tocchi a noi pallavolisti, gli ultimi saranno i primi.Una cosa é chiara, a Firenze c’é fame di pallavolo a livelli alti, infatti quando arrivano squadre di serie A o nazionali, il palazzetto di Firenze si riempie immediatamente.
– Infine, parlando della tua squadra, qualche riflessione sulla stagione appena trascorsa e sulle prospettive future: quest’anno, infatti, Forlì ha spezzato il sogno di poter giocare la finale per la promozione in B1. Come reputi il campionato appena conclusosi? E quali sono le prospettive per la prossima stagione per il Jumboffice?
E’ stato un anno bellissimo, rovinato da piccoli infortuni tranne uno grave prima dei playoff che ha fatto infrangere il nostro sogno di promozione. Il futuro é difficile per la situazione economica in cui versa il nostro paese che automaticamente ricade sulle società sportive, per il futuro vogliamo ricreare un settore giovanile importante con l’aiuto del Comune di Firenze e lottare per vincere, chissà se mai Firenze potrà tornare ai tempi in cui la Ruini lottava per lo scudetto. Un ringraziamento va a tutti i nostri sponsor in particolare alla JUMBOFFICE che ci permettono di andare avanti e far divertire le persone che ci vengono a vedere.
Nella foto la formazione della Jumboffice Firenze prima dell’esibizione (foto di Antonio Secchi)