di Giuseppe Ponterio – foto di Edoardo Abruzzese –
Alle soglie della Giornata mondiale della Terra, che si celebrerà il prossimo 22 aprile, l’indifferenza, sentimento ormai troppo diffuso, regna sovrana anche nei confronti del pianeta che ci ospita!
Un esempio.
450 anni. E’ questo il tempo stimato, dal Dipartimento per l’Ambiente Marino del Servizio Sanitario pubblico federale belga, che può impiegare una mascherina chirurgica anti-Covid a decomporsi. A fronte di questo dato, perché le strade delle nostre città, ma anche i sentieri di montagna e le coste sono deturpate e inquinate da migliaia di mascherine, non conferite civilmente nell’indifferenziata?
Perchè non siamo consapevoli dei danni ambientali che provochiamo quando gettiamo per terra, o in mare, un oggetto prezioso il cui scopo primario è quello di preservarci dal contagio da Covid?
La domanda rimane senza risposta!
“In mare ci sono più mascherine che meduse” avverte l’Associazione francese “Operazione mare pulito”. Le spiagge di Hong Kong e dell’isola di Soko, fa sapere l’Associazione Ocean Asia, sono sommerse dal materiale anti-contagio.
Così torniamo all’indifferenza!
E quella come si combatte???
Siamo ancora in troppi a pensare che il nostro ristretto spazio abitativo sia l’unico da rispettare e da salvaguardare.
Nessuno di noi si sognerebbe mai di accumulare mascherine usate nel proprio ambiente di vita… Ma per imbottire un divano sì!
Per le strade di Trento il designer Tobia Zambotti ha raccolto centinaia di mascherine monouso e ha dato forma a Couch-19, appunto un divano.
Un impegno green? L’originalità del design? O solo un segnale di speranza!
Allargare la propria concezione di “casa”, prendersene cura … il primo passo per acquisire la consapevolezza che ciascuno di noi è un anello fondamentale della catena…
Per il momento ci limitiamo a “festeggiare” la “Giornata mondiale della Terra” e ci sentiamo a posto!