di Claudio Molinelli – La Elledieffe, compagnia di teatro di Luca De Filippo, mette in scena al teatro Garibaldi di Figline Valdarno “Sogno di una notte di mezza sbornia”, spettacolo di congedo della stagione di prosa 2013-14.
Luca De Filippo prosegue nel suo lavoro di riproposta di testi scritti dal padre; in questo caso la commedia ha una storia particolare: infatti fu composta nel 1936 da Eduardo De Filippo, che la trasse liberamente da un testo precedente, “La fortuna si diverte”, scritta da Athos Setti nel 1933 per la scena toscana; questa commedia fu poi rappresentata nel 1934 da Ettore Petrolini in romanesco con il titolo “La fortuna di Cecè” e da Angelo Musco in siciliano come “La Profezia di Dante” per arrivare nel ’37 alla rappresentazione teatrale dei De Filippo col titolo e l’adattamento che conosciamo. La commedia ebbe uno straordinario e duraturo successo, tanto che il suo autore ne trasse un film nel 1959, da lui diretto e interpretato con Pupella Maggio e Pietro De Vico.
Il personaggio protagonista della piece è Pasquale Grifone, uomo di modeste condizioni amante del bere. Proprio dopo una sbornia, egli fa un sogno dove gli appare Dante, il sommo poeta di cui ha un busto in casa, che gli detta 4 numeri da giocare al lotto, aggiungendo che questi numeri però rappresentano la data e l’ora della sua morte. I numeri escono regalando a Pasquale una vincita straordinaria, ma gettandolo nell’angoscia per l’attesa del luttuoso evento, previsto dopo otto mesi. La famiglia di Pasquale, con la moglie Filomena, i figli Arturo e Gina, prima lo prende per pazzo, non credendo alla vincita; poi, raggiunta la ricchezza, si dà alle spese e al lusso, cambia i mobili, assume uno stuolo di domestici, e soprattutto non si cura minimamente delle preoccupazioni dell’uomo ossessionato da pensieri funerei. Il giorno della morte annunciata tutti si vestono comunque a lutto mentre l’agitazione di Pasquale raggiunge livelli parossistici. Ma una visita del medico sembra fugare i foschi pensieri: Pasquale gode di ottima salute. L’ora della presunta dipartita, le tredici, è appena passata e l’uomo s’appresta a festeggiare lo scampato pericolo, quando il dottore ricorda a tutti l’ora esatta: mancano ancora cinque minuti alle 13.
La commedia appartiene a quel filone del teatro di Eduardo che indaga sul lotto, le superstizioni e le credenze popolari, di cui “Non ti pago” è un altro testo esemplare. Nella tipica forma della farsa si rappresenta l’importanza che certi rituali hanno avuto, e ancora hanno, nella vita quotidiana di larga parte degli strati popolari della società italiana, napoletana in particolare. Inoltre c’è una puntuale satira dell’avidità umana, soprattutto quella di chi s’arricchisce improvvisamente, dalla moglie che comincia a parlare forbito con esiti grotteschi, al figlio poco dotato che diviene uomo d’affari, a proposito del quale Pasquale commenta “i soldi fanno diventare intelligenti”. Nel ritratto dei meccanismi comportamentali interni ai personaggi di una famiglia cambiata dal denaro la farsa sfuma in una riflessione non priva d’amarezza.
Carolina Rosi carica il ruolo della moglie di toni grotteschi, esagerati e volutamente sopra le righe. Luca De Filippo è interprete credibile e misurato, e con la sua gestualità e il suo tono di voce infonde al personaggio principale un tono ironico e dolente insieme.