di Claudio Molinelli – Il tema delle unioni civili, le forme di convivenza fra due persone legate da vincoli affettivi ed economici che non accedono volontariamente all’istituto giuridico del matrimonio, o che sono impossibilitate a contrarlo, è uno dei più dibattuti in tutti i Paesi del mondo. Il particolare che le unioni civili possano riguardare sia coppie di diverso sesso che coppie dello stesso sesso ha naturalmente aumentato il dibattito inasprendolo ulteriormente. Ma mentre la maggior parte dei Paesi europei si è dotata, negli ultimi anni, di una legislazione per riconoscere e garantire i diritti per i componenti di quello che è comunque un nucleo familiare, l’Italia ancora una volta fa storia a sé e si conferma un Paese irriducibile alla normalità, dalle mille polemiche e dai pochi fatti concreti.

Anni di discussioni, 44 proposte di legge mai concretizzate, un carosello di sigle, Pacs, Dico, Didore, Cus, per definire le coppie di fatto mai regolarizzate e disciplinate ufficialmente da un contratto matrimoniale. I singoli Comuni sono intervenuti autonomamente dotandosi dello strumento dei registri delle Unioni civili: il primo è stato Empoli nel 1993, seguito da Pisa nel 1996. La Spezia, nel giugno 2006 è stato il primo Comune ad aprire il registro agli omosessuali. Nel frattempo, nel 2007 il disegno di legge sui così detti Dico sembrava finalmente garantire un approdo ufficiale alla vicenda, ma la caduta del governo  Prodi vanifica tutto. Ci si è affidati ancora all’iniziativa dei singoli comuni: Napoli nel giugno 2012 si è dotata del registro delle Unioni civili; seguono Cagliari, Milano e poi Firenze, Torino e Palermo. E arriviamo ad oggi: la decisione del sindaco di Roma, Ignazio Marino, di trascrivere sul registro cittadino i nomi delle coppie dello stesso sesso sposate all’estero ha scatenato un diluvio di polemiche: il prefetto Giuseppe Pecoraro minaccia l’annullamento, sostenuto dal ministro dell’interno Alfano, il Codacons annuncia una controreazione. Il premier Matteo Renzi nel frattempo annuncia che porterà all’esame del senato, al massimo a gennaio, la proposta di legge sulle unioni civili sul modello tedesco. Riuscirà Renzi laddove tutti quelli che l’hanno preceduto hanno fallito? Un’altra occasione per l’Italia, su un argomento comunque delicato, di essere al passo con i Paesi più progrediti.

 

Nelle Terre del Levante Fiorentino anche il Comune di Londa ha approvato la trascrizione dei matrimoni fra persone dello stesso sesso contratti all’estero e il registro delle unioni civili. Una decisione già annunciata dal Sindaco Aleandro Murras e che il consiglio comunale ha ratificato con l’approvazione di due delibere specifiche.

Nella prima il consiglio appoggia il sindaco e lo invita a emanare una direttiva rivolta al servizio anagrafe- stato civile, perché questo provveda alla registrazione dei matrimoni all’estero contratti da persone dello stesso sesso in uno specifico archivio. Il consiglio sostiene che questo è supportato dal fatto che tutte le norme di diritto internazionale privato “attribuiscono ai matrimoni celebrati all’estero tra cittadini italiani ovvero tra italiani e stranieri – si legga nella delibera – immediata validità e rilevanza nel nostro ordinamento”. Il consiglio chiede anche al “legislatore nazionale di compiere tutte le azioni e gli interventi normativi tesi al riconoscimento dei diritti e dei doveri delle unioni omosessuali”.

Nella seconda delibera si parla invece di unioni civili ed unioni di fatto, in questo caso l’obbiettivo del consiglio è quello di “stabilire forme di identificazione delle unioni civili basate sul vincolo affettivo, così come la legge anagrafica e il relativo regolamento attuativo prevedono”. Con queste premesse il consiglio ha deciso di approvare il “regolamento istitutivo del registro comunale delle Unioni Civili”.

La delibera relativa al registro delle unioni civili è stata approvata all’unanimità, non così quella relativa alla registrazione dei matrimoni contratti all’estero tra coppie dello stesso sesso, che ha visto l’uscita dall’aula del gruppo “Per Londa”.