Varate le prime regole per la raccolta delle erbe officinali
– servizio e foto a cura di Edoardo Abruzzese –
Facciamo un passo indietro!
L’uomo nasce raccoglitore: le uniche fonti di nutrimento dei primi uomini risiedevano proprio nei doni offerti dalla natura. Il patrimonio culturale lasciato dagli Egizi fu enormemente ampliato dai ‘rhizotomoi’ greci (cercatori di radici), gli esperti di piante tra cui spicca Teofrasto nel III secolo a. C. I medici latini ampliarono enormemente le conoscenze, basti pensare alla Naturalis Historia di Plinio il Vecchio, un catalogo delle numerosissime piante da raccogliere.
Il Medioevo è stato il periodo buio della medicina, ma la salvezza è da ricercare nel coraggio delle streghe, delle curatrici, delle raccoglitrici medioevali che uscivano all’imbrunire, per non essere notate, alla ricerca di piante che potessero essere un rimedio ai mali diffusi.
Nascono gli “orti dei semplici” e Firenze ne diviene esempio.
Nel Rinascimento la raccolta di erbe spontanee si fece viva ed utile alla scoperta di nuove piante curative, alimentari e a scopo cosmetico.
Arriviamo a noi: nell’età industriale i raccoglitori iniziano ad essere una figura di riferimento come esperti botanici al servizio delle prime aziende farmaceutiche: la raccolta di piante selvatiche diventa indispensabile alla creazione di preparati erboristici, integratori, cosmetici e profumi.
Il ruscus aculeatus, la gentiana lutea, l’hyssopus, ma anche qualche alga o fungo macroscopico e vari licheni, sono solo alcuni esempi di piante officinali che possono essere lavorate a scopo medicinale, aromatico, olfattivo e che rappresentano un universo ricco e variopinto per il quale la Regione Toscana, prima in Italia, ha appena varato alcune regole che lo disciplineranno.
La Regione individua chi può fare che cosa, dà indicazioni per realizzare corsi abilitanti a raccogliere, in vista della realizzazione di un elenco regionale permanente dei soggetti autorizzati.
Così ha avviato il censimento delle piante officinali: verranno illustrate e documentate tutte le specie arboree officinali che crescono sul nostro territorio, con eventuali restrizioni alla raccolta.
Il cammino è ancora lungo: ma questo primo passo, in Italia, assolutamente significativo!