a cura della redazione di Oriente Press in collaborazione con Giuseppe Ponterio –
foto di Edoardo Abruzzese –
Così si esprime Ralph Waldo Emerson: e da qui vogliamo incominciare!
Il 26 novembre scorso è stato presentato al Museo Nazionale della Montagna a Torino il progetto “Una montagna sacra per il Gran Paradiso”.
Il progetto nato dall’idea di Toni Farina e Antonio Mingozzi per onorare i cento anni del Parco Nazionale Gran Paradiso con un’azione di alto profilo, che si spingesse oltre la semplice celebrazione, ha superato il traguardo di oltre 1.000 adesioni da parte di un qualificato ventaglio di sostenitori, in forma associativa e individuale, tra cui il Club Alpino Italiano e l’Alpine Club di Londra, gli alpinisti Kurt Diemberger, Fausto De Stefani, Hervé Barmasse, Alessandro Gogna, Manolo, il climatologo Luca Mercalli, l’antropologo Duccio Canestrini, i giornalisti Paolo Rumiz, Michele Serra, Enrico Camanni, il regista Fredo Valla, i saggisti Guido Dalla Casa e Silvia Ronchey, gli scrittori Paolo Cognetti, Matteo Righetto, Tiziano Fratus, Daniela Padoan, Raffaella Romagnolo, gli attori Giuseppe Cederna, Lella Costa, Giovanni Storti.
Niente di costrittivo: in un’epoca avida di performance e povera di spirito, in una società segnata dalla competizione e dal dissennato consumo delle risorse naturali, i sostenitori del progetto auspicano che almeno su una cima – identificata con il Monveso di Forzo, l’elegante triangolo a cavallo tra la Valle Soana e la Valle di Cogne – ci si astenga dalla “conquista”: l’obiettivo è quello di riscoprire il significato del limite in una società dove regna indisturbato il “no limit”.
Niente di confessionale: il termine “sacro” va inteso in senso laico, nel segno del rispetto e della contemplazione.
Molto più autentico: l’impegno a non salire sul Monveso è una scelta culturale, un libero ammonimento, un vivissimo auspicio, nella speranza che venga compreso e abbracciato dall’intera comunità.
Perchè la Natura, in tutte le sue espressioni, è sacra! E come tale va difesa!