di Claudio Molinelli – La compagnia Società per Attori, con la regia di Giuseppe Marini, ha inaugurato con “La Locandiera “ di Carlo Goldoni la 41°stagione di prosa del Teatro Garibaldi di Figline Valdarno. Nei panni della protagonista torna sul palcoscenico figlinese Nancy Brilli, il cui spettacolo “The Blue Room” ottenne nella stagione 2000-2001 il record di presenze del teatro. Anche stavolta la cornice di pubblico è di tutto rispetto a conferma della rinnovata fiducia degli spettatori nei confronti della programmazione stagionale del teatro che offre anche quest’anno un cartellone di notevole interesse.
In una messinscena prevalentemente fedele al testo goldoniano spiccano alcuni elementi originali; suggestive e funzionali appaiono le quinte girevoli che fanno da sfondo alla rappresentazione. Per quanto riguarda i costumi, disegnati da Nicoletta Ercole, non passa inosservato il bustino rigido indossato dalla locandiera ad accentuare il carattere di contemporaneità del personaggio, già definito la prima donna moderna del teatro occidentale. Non del tutto convincente è invece la trasformazione del personaggio minore di Ortensia che assume le sembianze di un travestito. E abbastanza sorprendente è anche l’uscita di scena, nel finale, del Cavaliere di Ripafratta che, dopo essere stato respinto da Mirandolina, scende dal palco e si dilegua tra il pubblico.
Sostenuta da un commento musicale suggestivo, lentamente riprende forma la vicenda di Mirandolina, scritta da Goldoni nel 1751, la bella e astuta locandiera che si destreggia tra le assidue attenzioni dei suoi ospiti, il Marchese di Forlipopoli, cavalleresco nobile decaduto, e il Conte di Albafiorita, arrembante e avido “nuovo ricco”. La frase che la definisce compiutamente è “Tutto il mio piacere consiste nel vedermi servita, vagheggiata, adorata. Questa è la mia debolezza. E questa è la debolezza di quasi tutte le donne”. Ma quando s’imbatte nel Cavaliere di Ripafratta, ostinato misogino, s’accorge di trattare con l’unico ospite che resta immune al suo fascino e decide per orgogliosa ripicca di farlo innamorare. Ricorrendo alle armi più sottili della seduzione riesce nel suo intento: il Cavaliere deve capitolare. Ma Mirandolina ha già riservato il posto accanto a sé al cameriere Fabrizio, anch’egli innamorato di lei, e alla fine liquida l’attonito cavaliere, congeda gli altri due corteggiatori e annuncia di voler sposare l’incredulo Fabrizio. Eppure in tutto ciò c’è un filo di tristezza, una sfumatura di gravità che avvolge anche la locandiera, quasi amareggiata dalla forza incontrollata del suo stesso potere. E la commedia si chiude come s’era aperta: il cameriere Fabrizio in silenzio, solo, che prepara la tavola.
Nancy Brilli è una convincente locandiera che infonde al personaggio tutta l’insinuante malizia e l’abilità verbale richiesta dalla parte. Anche i ruoli maschili sono coperti efficacemente: Fabio Bussotti è un Marchese di Forlipopoli volutamente sopra le righe e Maximilian Nisi è uno stridulo e sgraziato Conte di Albafiorita. Claudio Castrogiovanni rende bene la gamma dei sentimenti contrastanti provati dal Cavaliere di Ripafratta, Fabio Fusco è Ortensia “en travestì”, mentre Andrea Paolotti è un Fabrizio di ruvida immediatezza.