– di Giuseppe Ponterio –
L’uso della canapa in edilizia custodisce l’ambiente.
Questo è l’assunto emerso e condiviso dall’intervento dell’architetto Pantaleo Pedone nel corso del XVI Forum dell’Informazione cattolica sulla custodia del Creato, organizzato da GreenAccord, recentemente conclusosi a Bari.
Continuare a produrre materiali da costruzione tradizionali si traduce nell’erosione progressiva, in maniera incontrollata, del sottosuolo al fine di estrarne sabbia e argilla.
E come se non bastasse, una volta ottenuto, il materiale deve essere trasformato attraverso calore il quale sprigiona nell’atmosfera enormi quantitativi di CO².
E’ evidente quindi che si tratta di un processo che implica contemporaneamente due fasi in netta contrapposizione: costruzione e distruzione.
Da una parte si costruiscono case, dall’altra si distrugge l’ambiente.
Porre un freno a questo fenomeno, dagli effetti drammatici, è lo scopo della bioedilizia.
La soluzione esiste… da sempre: la canapa!
La canapa è una coltura che in sei mesi produce più massa arborea, in assoluto, nel mondo vegetale: un ettaro di canapa assorbe 150 tonnellate di anidride carbonica!
In aggiunta, i prodotti edili derivati da questa fibra naturale non necessitano di lavorazione “a caldo” e sono fortemente ignifughi e antisismici.
Dal punto di vista storico è interessante rilevare che l’Italia fino agli anni Quaranta è stato il Paese secondo produttore di canapa al mondo.
La situazione è cambiata nel secondo dopoguerra, quando gli Stati Uniti ne impedirono la coltivazione per favorire, di contro, i propri interessi economici fondati sul lino, cotone e fibre sintetiche.
Ripensare oggi l’intero sistema di produzione, all’insegna di un’economia circolare a impatto zero e di una ri-coltivazione massiccia di canapa in tutta Italia, è il traguardo atteso che il Forum di GreenAccord ha fatto suo.