di Jacopo Zucchini – Il siluro è un pesce di grande taglia: i soggetti adulti possono arrivare a tre metri di lunghezza e 300 kg di peso. L’area da cui è originario il siluro si estende dalla Germania alla Svezia meridionale, comprendendo tutta la regione balcanica fino alla Turchia, per arrivare al nord dell’Iran ed al lago d’Aral.
La presenza del siluro in Toscana sul territorio della Provincia di Firenze è documentata dalla fine degli anni ‘80 nei laghetti privati di pesca sportiva. Nel decennio successivo la specie viene segnalata per la prima volta nelle acque dell’Arno dalla Carta Ittica della Regione Toscana(documento di catalogazione e monitoraggio relativo ai pesci), probabilmente in seguito ad immissioni di soggetti provenienti da invasi privati o in seguito ad introduzioni accidentali nel corso di immissioni di materiale ittico non adeguatamente selezionato. Le successive indagini condotte sui corsi d’acqua provinciali hanno confermato l’insediamento della specie nell’Arno.
Recenti indagini condotte in Toscana hanno dimostrato che il siluro è presente nell’Arno da Laterina, in provincia di Arezzo fino a San Lorenzo alle Corti, in provincia di Pisa. Altri banchi sono segnalati sul basso Serchio e sullo Scolmatore dell’Arno, affiancati da segnalazioni sporadiche di catture in altri bacini, tra cui il lago di Bilancino e la Sieve.
I soggetti acclimatati da più tempo in Toscana, con maggiore densità e di maggiore taglia risultano essere quelli presenti nel tratto fiorentino dell’Arno, che con ogni probabilità ha rappresentato il centro di dispersione della specie per l’intera asta fluviale. Questi pesci presenti nel tratto fiorentino dell’Arno sono anche i più studiati e monitorati a livello nazionale, in particolare grazie a indagini promosse dalla Provincia di Firenze e condotte in collaborazione tra Dipartimento di Biotecnologie Agrarie dell’Università di Firenze e Federazione Italiana Pesca Sportiva.
Il monitoraggio di un campione di soggetti ha confermato la già nota scarsa tendenza del siluro a spostarsi su lunghi tratti fluviali, dimostrando la generale sedentarietà della specie.
Ciò fa ritenere che l’azione dell’uomo abbia tuttora un ruolo determinante nell’incrementarne la diffusione sul territorio.
Come mai questi pesci sono da ritenersi pericolosi per il nostro ecosistema?
I siluri di taglia adulta sono essenzialmente piscivori e si collocano all’apice della catena alimentare dell’ecosistema fluviale, in particolare in corsi d’acqua come l’Arno in cui sostanzialmente mancano altri pesci predatori.
Nei corpi idrici di nuova colonizzazione il siluro può dare luogo ad incrementi demografici tali da causare pesanti destrutturazioni del popolamento ittico, fino ad arrivare a costituire la specie ittica prevalente in biomassa.
Analoga dinamica è riscontrabile sull’Arno fiorentino, in cui campionamenti svolti dal Museo di Storia Naturale di Firenze ed Arci Pesca in un tratto di 650m, posto tra la pescaia di S. Niccolò ed il Ponte alle Grazie, hanno dato risultati eclatanti, con fino all’86% di biomassa ittica catturata rappresentata da siluro. Anche in riferimento al numero di individui catturati il siluro è risultato appartenente alla specie più rappresentata, con la sola eccezione dell’alborella.
Occorre precisare che queste indagini sono state svolte con l’impiego di metodi aspecifici (elettropesca e reti multimaglia), tesi a catturare in modo non selettivo esemplari di qualsiasi specie e taglia, al fine di avere una rappresentazione accurata della reale composizione ed abbondanza del popolamento ittico.
L’utilizzo dell’ecoscandaglio in abbinamento alle reti ha permesso di effettuare stime complessive sulla biomassa ittica presente, valutata in circa 1.2 kg, di cui 985 kg (86%) costituiti da siluri, in base alle stime effettuate sulla composizione del popolamento ittico catturato.
Riguardo alla restante parte del popolamento ittico, gli studi condotti, nel confermare le impressioni ormai prevalenti provenienti dal mondo alieutico, indicano una generale diminuzione di specie come cavedano e barbo, unitamente alla destrutturazione delle classi d’età della carpa, in cui gli individui di taglia intermedia risultano sottorappresentati rispetto alle attese.
L’osservazione di questi dati porta inevitabilmente a fare delle valutazioni sulle ripercussioni che l’abbondanza della specie sta avendo sulla comunità ittica dell’Arno.
Partendo dalle stime sulla consistenza della popolazione di siluro dell’Arno fiorentino emerse dagli studi fatti, si possono fare valutazioni riguardo all’impatto predatorio della specie sull’intera comunità ittica. I campionamenti effettuati nell’Arno fiorentino dal Dipartimento di Scienze Zootecniche dell’Università di Firenze dal 2004 al 2009 hanno portato alla cattura complessiva di 397 individui pari a 6,7 t, che certamente costituiscono una sottostima dell’intero popolamento presente. Il fabbisogno alimentare giornaliero del siluro nel periodo di maggiore attività (aprile-ottobre) varia tra l’1% ed il 2% del peso corporeo.
Applicando i suddetti parametri alla popolazione ittica presente tra la pescaia di S. Niccolò ed il ponte alle Grazie (650 m), su cui disponiamo di stime quantitative più precise, si ottengono stime sulla predazione che per analogia possono essere estrapolate all’intero tratto cittadino.
Nei campionamenti effettuati nel 2008 in questo tratto, i 277 kg di siluri catturati, che naturalmente rappresentano una sottostima di quelli effettivamente presenti, consumerebbero giornalmente dai tre ai sei kg di pesce, pari a 0.6-1.2 kg nel periodo aprile-ottobre.