di don Gianni D’Alessandro – “Servo dei servi di Dio” (in latino: servus servorum Dei), Papa Benedetto ha dato al mondo una lucidissima lezione di cosa significa fare il Papa, con coraggio e umiltà: vuol dire “compiere un servizio”, quello dato da Gesù a Pietro: “pasci il mio gregge; tieni uniti nella fede i tuoi fratelli”.
Accettare di fare il Papa è assumere un RUOLO molto importante, che richiede qualità non comuni. Quando le forze cominciano a mancare, quando si rischia di non riuscire più a reggere il RUOLO di Papa, è corretto riconoscerlo, con umiltà e serenità. Perché il gregge non ne deve soffrire e tu non perdi niente.
Ammettere che – a 85 anni – le forze si sono ridotte è onestà. Farlo è umiltà che rende grande chi lo compie, senza smettere di amare la Chiesa, lasciando il testimone ad altri, con serenità: “quando sono debole, è allora che sono forte” (S. Paolo)
Il Papa è un Vescovo cui viene chiesto di fare il successore di Pietro, finché ce la fa. Guardando tutti i problemi che ha affrontato, nessuno può dire che Benedetto XVI sia stato un debole, né tantomeno un incompetente in campo teologico. Ha dato una buona testimonianza del servizio che ha compiuto bene, finchè le forze lo hanno sostenuto.
Ma gli altri Papi? E Giovanni Paolo II?
Chiedere di essere sostituito è un gesto nuovo (anche se contemplato dal Codice di Diritto Canonico, finora non era stato praticato); diventa un insegnamento per il futuro, per tutti quelli che sono chiamati in autorità-servizio. Giovanni Paolo II volle portare fino in fondo la testimonianza della sofferenza, e gliene abbiamo riconosciuto con molto affetto la forza e il merito; ovviamente il suo “servizio” di Papa restò indebolito. Benedetto XVI si è posto dinanzi l’importanza di non indebolire il servizio di Papa.
Ma qualcuno lo ha giudicato diversamente.
C’è chi vuol bene alla Chiesa e al Papa, ma ha pensato a una sua inopportuna fragilità di fronte alle difficoltà, come una debolezza e una fuga. Non è così; e tutti gliene danno atto. C’è poi chi ne ha parlato male, ma questo dipende dagli “occhiali” che uno porta: c’è chi legge tutto con gli occhiali neri e in polemica.
Ma questo è un problema suo, non del Papa o dei cristiani veri. E tu, che occhiali porti?