di Claudio Molinelli – Le piogge incessanti degli ultimi giorni hanno creato numerosi disagi in tutta la Toscana e si contano i danni attraverso un bollettino quasi di guerra che coinvolge in particolare la provincia di Pisa, e nella provincia di Firenze le aree del Mugello e di Signa. Anche il territorio di Pontassieve e Rufina registra disagi: il borgo di Pontassieve conta danni a negozi e abitazioni per l’esondazione del torrente Poggio Bardellone. Numerose frane hanno interessato la località Petroio, via Colognolese e Castelnuovo, a Rufina. Nel comune di Bagno a Ripoli la strada sp 34 di Rosano è stata chiusa in località Vallina per rischio smottamento fino al 28 febbraio, con conseguenze pesanti per la strada 67, sulla riva destra dell’Arno, già congestionata per il traffico normale.
Ancora una volta gli eventi meteo determinano danni rilevanti per intere comunità. Che cosa si può fare per fronteggiare questa emergenza che è divenuta “sistema”? Una risposta potrebbe venire dai “contratti di fiume” sui quali, appena due mesi fa, si è tenuto a Firenze l’VIII tavolo nazionale.
Il contratto di fiume è un protocollo giuridico per la rigenerazione ambientale del bacino idrograficodi un corso d’acqua.
Secondo la definizione data dal 2º World Water Forum, il contratto di fiume permette “di adottare un sistema di regole in cui i criteri di utilità pubblica, rendimento economico, valore sociale, sostenibilità ambientale intervengono in modo paritario nella ricerca di soluzioni efficaci per la riqualificazione di un bacino fluviale“.
II contratti di fiume rappresentano dunque uno strumento di pianificazione e gestione partecipata dei territori fluviali, in grado di promuovere la riqualificazione ambientale e paesaggistica attraverso azioni di prevenzione, mitigazione e monitoraggio. Gli oltre 80 processi di contratto di fiume già attivati in tutta Italia, da nord a sud, costituiscono la testimonianza di una modalità efficiente d’intervento “dal basso” che dovrebbe diventare pratica diffusa in tutto il territorio del Paese.
Intervenire sui danni per alluvione in Italia costa, infatti, allo Stato lo 0.7% del pil. Si tratta di una cifra enorme che potrebbe essere evitata spesa se venisse avviata un’ accorta politica di prevenzione.
E non basta il dibattito!
L’VIII° Tavolo nazionale del dicembre scorso a Firenze è stato diviso in quattro sessioni di lavoro concernenti: il riconoscimento nazionale e regionale dei contratti di fiume; l’individuazione di incentivi e premi nella programmazione dei fondi europei 2014-2020; lo stato dell’arte delle esperienze già attivate; lo sviluppo di nuovi strumenti per una gestione integrata e partecipata nei territori fluviali.
La Regione Toscana ha una proposta di contratto di fiume, quella per l’Arno, presentata dall’Associazione per l’Arno fin dal 2004, e una sperimentazione di contratto in corso per un tratto del fiume Serchio: forse si giungerà finalmente di concretizzare un progetto di territorio per l’Arno che utilizzi il contratto di fiume come modalità per includere tutti i soggetti capaci di impegnarsi per la riqualificazione del fiume e del suo territorio di pertinenza.
Qualcosa si sta dunque muovendo ma c’è da registrare a questo proposito la posizione dell’autorevole quotidiano di economia ecologica Greenreport .it che sottolinea lentezze e ritardi nel passare all’azione: “Di fatto, ad oggi in Toscana, al contrario di quanto possono vantare le regioni del nord Italia, contratti di fiume non ne sono stati siglati e un motivo ci sarà. Il principale è che le istituzioni per prime non hanno creduto a questo strumento che non ha ottenuto neppure un valido riconoscimento da tutti i potenziali soggetti interessati. Per ora è in piedi un’esperienza portata avanti dalla Provincia di Lucca, nata attraverso un progetto europeo, che potrebbe sfociare in un Contratto di fiume. Per il resto anche l’ambiziosa realizzazione di un Contratto di fiume per l’Arno che è nella testa di molti, è solo una proposta che fino adesso non ha avuto basi solide. Sono molti invece i progetti di riqualificazione fluviale e di gestione sostenibile del territorio, realizzati da associazioni ed enti diversi, che possono rappresentare una base da cui partire. L’auspicio è che il tavolo nazionale di Firenze possa rappresentare un momento di svolta”.
E lo speriamo anche noi!