– a cura della redazione di OrientePress – foto di Edoardo Abruzzese
La Toscana ha accolto il suggerimento della Fondazione Angelo Vassallo, il sindaco pescatore di Pollica, nel salernitano, ucciso dalla criminalità organizzata nel 2010: il progetto di coinvolgere i pescherecci nella raccolta della plastica in mare.
Ecco che un lavoro di squadra può servire là dove non arriva sensibilità, cultura e educazione.
Il mare, si sa, è purtroppo pieno di rifiuti. Ma da qualche giorno lo specchio d’acqua di fronte alla città di Livorno, area di assoluto pregio ambientale, è più pulita. Grazie anche ai pescatori. Non è il primo progetto nel Mediterraneo sul problema della plastica dispersa in mare. Ma se altrove ci si concentra soprattutto sulla ricerca – uno studio è stato presentato ieri all’Università di Siena, finanziato con 5 milioni dall’Unione europea – l’esperimento toscano ha un valore aggiunto praticamente unico. E’ infatti il primo ad aver strutturato una vera e propria filiera che va dalla raccolta in mare fino al trattamento ed eventuale recupero dei rifiuti in un impianto idoneo. Un progetto che nasce all’insegna della collaborazione, pubblico e privato insieme, in testa la Regione.
Presentato un mese fa, il progetto “Arcipelago toscano” dal 13 aprile è entrato nel vivo e da una settimana una decina di barche della cooperativa labronica tornano in porto cariche di pesce e plastica. Ne raccolgono ciascuna tra i venti e i trenta chili ogni giorno. “Il tre per cento del pescato” racconta il capitano del peschereccio.
“Il mare è casa nostra e ognuno tiene a tenere pulita la propria casa” raccontano i pescatori. Semplice. Quasi ovvio. Finora però non poteva essere così. Per una norma infatti non chiarissima e a causa di un vuoto normativo il pescatore che tornava in porto con plastiche assimilabili a rifiuti speciali ne diventava responsabile. Le avrebbe dovuti smaltire a proprie spese. E così erano costretti a rigettare in mare quello che pesce non era. A risolvere il problema, con un accordo intanto di programma, ci ha pensato l’intesa siglata tra la Regione Toscana, il Ministero dell’ambiente, l’Unicoop Firenze e numerosi altri soggetti, da Legambiente all’Autorità portuale del Mar Tirreno Settentrionale, da Labromare che è la concessionaria per il porto di Livorno per la pulizia degli specchi acquei portuali alla Direzione marittima della Toscana, fino l’azienda di raccolta dei rifiuti Revet e la cooperativa appunto di pescatori.Il cassonetto in banchina.
Ora ogni nave ha a disposizione un sacco dove raccogliere i rifiuti plastici, che al rientro in porto vengono depositati in un apposito contenitore sulla banchina, che Labromare poi svuota e porta in un impianto a Pontedera dove i rifiuti vengono analizzati e classificati per essere successivamente destinati al riciclaggio o allo smaltimento.
Un lavoro di squadra!
Sul corretto svolgimento delle operazioni in mare vigila la Guardia Costiera, che da subito ha sposato l’iniziativa. Legambiente offre il proprio contributo in termini di esperienza scientifica. Unicoop Firenze partecipa mettendo a disposizione del progetto i fondi ricavati dal centesimo che soci e clienti, per legge, dall’inizio dell’anno devono pagare per le buste in mater-b dell’ortofrutta. Lavora anche per sensibilizzare il consumatore. Ed altrettanto faranno Legambiente e Regione. I pescatori continueranno a fare i pescatori, puntuali come sempre, finalmente contenti di poter pulire la loro casa, il mare, che poi è la casa di tutti.
Una possibile buona pratica nazionale!
L’esperimento durerà sei mesi e per ora interessa solo Livorno e la plastica: trecento chilometri quadrati nel cuore dell’Arcipelago toscano e del Santuario dei cetacei, lungo la costa verso Grosseto. Ma nel prosieguo il progetto potrebbe essere replicato altrove a Piombino, all’isola d’Elba e Capraia, forse anche fuori Toscana. In Italia del resto è un progetto di assoluta avanguardia: nel mondo di simili ce ne sono solo in Canada e nord Europa.
Quello dell’immondizia del mare è un problema grave e globale: si stima che nel mondo ogni anno si producano 280 milioni di tonnellate di plastica, nel 2050 saranno il doppio e una parte non trascurabile finisce nelle acque marine, con danni incalcolabili per flora e fauna. Il Mediterraneo è particolarmente esposto al pericolo, visto che si tratta di una mare semichiuso in cui sboccano numerosi fiumi che trasportano anche tanti rifiuti; si pensa che siano almeno 250 miliardi i frammenti di plastica al suo interno e alcuni studi fatti sul mar Tirreno ci dicono che il 95 per cento dei rifiuti galleggianti avvistati, più grandi di venticinque centimetri, siano di plastica, il 41 per cento di questi costituiti da buste e frammenti. Statisticamente in ogni chilometro quadrato si trovano più di tredici di questi grandi rifiuti – in alcuni bracci di mare possono arrivare ad essere anche tre volte tanto – e molti rimangono per l’appunto impigliati nel le reti dei pescatori. Soprattutto dopo qualche temporale.
Quell’idea del sindaco pescatore!
Un’iniziativa semplice, ma è così che si risolvono a volte i grandi problemi.