– di Giuseppe Ponterio –
In questi giorni di “vacanza”, comunque la si voglia chiamare…c’è tempo per pensare!
A me sono tornati in mente i tre “stadi” dello storico filosofo e giurista partenopeo a proposito della riconversione, lo scorso 24 luglio, della Santa Sofia di Istanbul in moschea e la decisione della Diyanet, l’autorità turca per gli Affari Religiosi, di coprire i mosaici iconici dell’interno.
Invito i lettori a individuare il ciclo di appartenenza.
Io non voglio inoltrarmi in una disquisizione storico-politica, non è questo l’obiettivo della testata alla quale collaboro. La mia vuole essere una riflessione personale alla luce dei fatti.
La vicenda non mi ha lasciato né sgomento né preoccupazione. Si tratta di un edificio che per cinque secoli funse come uno dei luoghi di preghiera islamici più importanti di tutto l’Impero Ottomano e che in aggiunta, si trova in una città prevalentemente islamica tanto nei costumi quanto nella cultura in senso più ampio. E’ per tale motivo che ho vissuto l’evento come una sorta di ripristino naturale… La soluzione, poi, di velare la decorazione iconica durante le preghiere e di lasciarla visibile negli orari indicati, mi sembra un ottimo compromesso di civiltà.
Divina Sapienza, è questo il nome della chiesa fatta costruire dall’imperatore Giustiniano, affidandone i lavori ad Antemio da Tralle e ad Isidoro da Mileto. In origine, la decorazione musiva interna presentava motivi assolutamente aniconici, in prevalenza croci. Solo dopo la metà del IX secolo fanno la loro comparsa, nella decorazione, le immagini di Cristo, della Vergine Theotokos e dei Santi. Dal 1453, quando i Turchi si impossessano della città, fino agli anni Trenta del XX sec. l’edificio funziona da moschea. La recente decisione del Premier turco Erdogan di riconvertire l’antica struttura, annulla la scelta che aveva adottato il “padre” della Turchia moderna, Ataturk. Quest’ultimo infatti, nel 1934 decreta la trasformazione di uno dei luoghi di culto islamici più importanti dell’Impero turco, in museo. Ulteriore aspetto che suscita disappunto e aspre discussioni, ha riguardato la volontà della Diyanet di oscurare le immagini musive cristiane durante le cerimonie religiose. Tuttavia è stato specificato dal portavoce del partito turco “AK Party” Omar Celik, che i mosaici restano visibili al pubblico negli orari di visita.
Quanto accaduto ad Istanbul, ha provocato reazioni negative sia in Europa che negli Stati Uniti, lo stesso papa Francesco, ha espresso il suo dispiacere.
Che un luogo simbolo come la Santa Sofia di Istanbul sia diventato uno spazio polifunzionale non dovrebbe produrre tanto risentimento, poiché, io credo che è da tale iniziativa possa scaturire quell’arricchimento sociale che conduce al graduale possesso della cultura della bellezza!