– servizio a cura di Giuseppe Ponterio –
Nasce ACOSI, Associazione Culturale Ospedali Storici Italiani, di cui il binomio arte e cura rappresenta il fulcro.
Il progetto, nato a Firenze nel 2019, ha visto impegnati in stretta collaborazione Giancarlo Landini, direttore del Dipartimento delle Specialistiche Mediche della Azienda ASL Toscana Centro e Niccolò Persiani, docente di Economia Sanitaria all’Università degli Studi di Firenze.
Dall’ospedale di S. Maria Nuova nel capoluogo toscano, da dove è partita l’iniziativa, sono state coinvolte altre quattro aziende ospedaliere: l’Ospedale civile SS. Giovanni e Paolo di Venezia, Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico di Milano, l’Ospedale S. Spirito in Sassia di Roma e l’Ospedale degli Incurabili di Napoli. Il denominatore che accomuna queste strutture è la loro storia secolare, che si intreccia con quella delle città in cui si inseriscono. In questa ottica, come ha sottolineato il dott. Landini, l’intento dell’Associazione è quello di integrare la realtà ospedaliera con quella museale: conservare, promuovere e comunicare i patrimoni artistici presenti all’interno delle antiche strutture ospedaliere. In tal modo nell’immaginario collettivo si amplia la visione d’insieme dell’ ”ospedale”, le cui finalità originariamente circoscritte all’assistenza medica si estendono alla cura dello spirito.
“Gli ospedali essendo storici hanno vissuto, in passato, la malattia non separata dall’arte. In passato l’arte e la scienza non erano discipline disgiunte e Leonardo da Vinci in questa prospettiva ne è un esempio”.
E mai come in questo periodo di pandemia l’iniziativa si colloca come segno di riscatto per il nostro Paese in cui l’importanza del sistema sanitario nazionale si avvale anche della cultura della bellezza.
All’interno dei cinque poli ospedalieri, di cui intendo occuparmi, grazie ad una attenta e rigorosa operazione di recupero delle opere presenti, spesso conservate nei magazzini e nei sottosuoli, sono stati realizzati altrettanti percorsi espositivi che possano essere condivisi con la comunità.
Sebbene ogni ospedale abbia seguito una propria strada, la sfida comune consiste nell’intraprendere e coniugare il percorso artistico con quello storico sanitario: le singole opere d’arte sono in grado di esprimere la storia, le figure di riferimento, le emozioni dell’ospedale al quale appartengono.
L’obiettivo finale di ACOSI è quello di restituire alla cittadinanza un patrimonio culturale che le appartiene, e contestualmente offrire una ulteriore opportunità di riflessione, alla luce di un ripristinato rapporto tra arte e scienza.
Io credo che fondamentale sia la documentazione e la divulgazione di questo percorso di “umanizzazione” delle cure attraverso una fruizione del patrimonio culturale dedicata ai pazienti e ai loro familiari: a questo proposito è in programma la pubblicazione di una rivista dedicata in collaborazione con il Touring Club e, appena sarà possibile, l’organizzazione di un evento espositivo itinerante.
Il 9 ottobre scorso si è tenuta la prima assemblea nazionale dell’ACOSI, presso l’Istituto degli Innocenti di Firenze: una significativa occasione di confronto con il pubblico e con le istituzioni, profondo l’ interesse che ha coinvolto il sindaco Dario Nardella, il presidente della Regione Toscana e lo stesso Ministro Franceschini.
In un’ottica di espansione della strategia culturale di ACOS sono molte in Italia le città, anche più piccole rispetto a Milano o a Napoli, che hanno ospedali ricchi di un patrimonio storico e artistico pronto da raccontare: ricordiamo ad esempio l’Ospedale Maggiore di Lodi, fondato nel XV sec., quello di Alessandria che è anche un ospedale universitario e l’Azienda Ospedaliera S. Giovanni Addolorata di Roma.