di Claudio Molinelli – Alessandro Benvenuti è tornato nella sua Pontassieve per presentare in Comune, Sala delle Eroine, il libro “Zitti e Mosca”, Romano Editore, che gli autori Philippe Chellini e Enrico Zoi hanno dedicato al suo omonimo film girato qui, venti anni fa.
Il film è del 1991 ed è stato girato in gran parte tra Pontassieve, Compiobbi e le Gualchiere; in questo territorio, che gli è così familiare, Benvenuti ha voluto ambientare una storia emblematica di quel particolare momento storico italiano, che segnò il dissolvimento della prima repubblica e la fine dei grandi partiti politici tradizionali.
In particolare attraverso le vicende del film si narra il clima intessuto d’incertezza, tra rimpianto e speranza, con cui molta gente visse il trapasso tra il vecchio Partito Comunista Italiano e la nuova compagine del Partito Democratico della Sinistra.
L’azione del film si svolge all’interno di un festival dell’Unità, il primo dal cambiamento storico del partito avvenuto nel febbraio 1991; e il pregio maggiore del film consiste proprio nel restituire le impressioni e le sensazioni popolari determinate da questa svolta, affidate alla freschezza delle interpretazioni degli attori che compongono un preciso e vivo quadro dell’epoca.
Parafrasando una nota canzone di Francesco De Gregori, riguardando oggi questa pellicola, verrebbe da dire: “la storia siamo noi”. Il libro di Chellini e Zoi ripercorre con rigore filologico tutto il film con grande ricchezza di testimonianze di attori e tecnici, con interventi di Tommaso Detti e Franco Cardini, a inquadrare il momento storico, e una lunga intervista a Benvenuti. E’ insomma un libro che rivendica al film lo statuto di piccolo classico, sottolineandone l’attualità e l’universalità.
Due personaggi del film si contrappongono, personificando le due anime che faticosamente convivono nel nuovo partito: Corpo (interpretato da Novello Novelli, volto classico della “vecchia guardia” di attori toscani) il partigiano subito deluso dal nuovo corso e Massimo Mattolini( Massimo Ghini) il dirigente giovane che ha fatto carriera a Roma, e ispirato alla figura di Walter Veltroni.
Giova qui ricordare l’elevato livello del cast, che si avvale di attori quasi tutti toscani, tra i quali Athina Cenci e Sergio Forconi, Andrea Muzzi e un esordiente Leonardo Pieraccioni, oltre allo stesso Benvenuti che interpreta il ruolo di Ivo, poi ripreso in un successivo film.
Con la sua consueta comunicativa e simpatia Alessandro Benvenuti ricorda la genesi del film con l’urgenza di raccontare, insieme a Ugo Chiti, un momento concepito come storico e ineludibile; e la necessità di far coesistere una grande passione politica col distacco che l’artista deve mantenere per vedere meglio le cose.
La cifra del suo cinema è raccontare le cose in modo vero e onesto e creare un’opera che abbia sensibilità e credibilità d’intenti. Dopo aver affermato che sta lavorando a un progetto musicale, una storia d’Italia dal 1960 a oggi, intitolata Zio B., alla domanda: “Che importanza ha Pontassieve nella sua attività artistica, di teatro e cinema?” Benvenuti risponde così:
“Bisogna avere punti di riferimento particolari. Si parla di quello che si conosce, e quindi la memoria delle persone che ti sono vicine: non c’è specchio migliore degli amici d’infanzia. E’ come se componessi un grande affresco che via via si arricchisce. Forse le mie cose più belle le ho ambientate qua: L’atletico Ghiacciaia, la trilogia di casa Gori, Zio Birillo, Zitti e Mosca, Gino detto Smith e la panchina sensibile. Storie locali capaci di parlare un linguaggio universale”.
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