– di Costanza Riccardi – foto di Edoardo Abruzzese –
In un contesto storico economico in cui il surrogare è sempre più diffuso, la ricerca dell’autenticità diventa una lotta costante, come nel caso dell’albero di Natale.
Sempre più presenti, in contesti esterni e interni, alberi di Natale…finti!
Qualche riflessione.
Secondo recenti studi condotti negli Stati Uniti dalla Società di consulenza ambientale PE Americans, l’impatto ambientale di un albero di Natale di plastica è assai maggiore rispetto a quello di un albero vero.
Di maggior incidenza è, poi, il fattore trasporto che rimette in primo piano l’importanza degli acquisti a chilometro zero.
Un abete nelle nostre case oltre ad assorbire anidride carbonica e rilasciare ossigeno, sprigiona olii essenziali che purificano e profumano l’ambiente, aumentando la percezione dell’atmosfera natalizia e quindi il benessere di chi lo abita.
La scelta di un abete vero rende l’acquisto più sostenibile quando, soprattutto, lo si va a ricercare sul nostro territorio nazionale e, quest’anno, ancora di più acquistando le punte degli abeti abbattuti dalla tempesta ‘Vaia’ che a ottobre ha distrutto chilometri quadrati di bosco del Veneto, Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia, foreste che producono i due terzi del legname prodotto in Italia.
Una delle iniziative di ‘Filiera solidale’, lanciata da PEFC Italia (Program for Endorsement of Forest Certification schemes – Programma di valutazione degli schemi di certificazione forestale) a sostegno di queste aree, è stata quella di proporre alla realtà della grande distribuzione organizzata del settore la vendita, in occasione del Natale, delle punte degli alberi abbattuti dalla tempesta, tutti certificati PEFC; molte le adesioni, progetto virtuoso quello di acquistare con il ricavato le piante da rimboschimento.
Ecco che l’albero di Natale può ritrovare il suo significato originario: tradizione, calore e sostenibilità!