di Irene Ceccherini
Ho 18 anni e frequento l’Istituto d’Arte di antica memoria!
Fra le esperienze purtroppo sempre più frequenti, e non solo all’interno della mia scuola, c’è quella dei controlli sull’uso e spaccio di sostanze stupefacenti all’interno degli edifici scolastici da parte di poliziotti con unità cinofile: situazioni di enorme disagio che scatenano forti polemiche su tutti fronti, con il risultato che in molti casi sono i presidi stessi a chiedere l’intervento delle forze dell’ordine.
E’ molto triste vedere portar via ragazzi, come te, in manette soprattutto in un luogo demandato per sua natura da sempre per informare, apprendere e maturare.
E ‘ vero: accade spesso che durante la ricreazione o all’uscita di scuola avvengano scambi di sostanze illegali come la marjiuana ma non è il ‘’pugno di ferro ’’ di certi presidi che può impedirlo: io credo che il dialogo e la prevenzione possano raggiungere risultati migliori.
L’umiliazione che viene inflitta a un ragazzo o una ragazza è spesso sottovalutata: viene a mancare improvvisamente la fiducia in una istituzione dalla quale ci si aspetta comprensione e tutela.
L’insieme dei comportamenti improntati al rispetto della legalità vengono percepiti come abusi immotivati di potere da parte delle forze dell’ordine nei confronti di compagni di scuola e di classe; quello che tutti gli studenti chiedono è di essere ascoltati dal proprio capo di istituto, al quale chiediamo e vogliamo dare fiducia, perché se manca quella ci saranno sempre incomprensioni con la conseguenza di scontri e lotte.
L’uso di sostanze stupefacenti tra i giovani e i giovanissimi purtroppo, è sempre più diffuso; l’idea di partenza è che possa servire ad apparire più grandi, in un contesto storico in cui l’immagine è tutto, o quasi, più forti agli occhi dei compagni e degli amici; in alcuni casi servono invece le ‘’ scuse ‘’, essere depressi, volersi tirare su di morale, provare nuove sensazioni, posizioni tutte sbagliate.
Il ragazzo che prova stupefacenti , spesso, non si rende neanche conto a cosa sta andando incontro, alla gravità della situazione che potrebbe sfuggirgli di mano: e qui entra in argomento la relazione familiare, a volte la superficialità, spesso inconsapevole, della famiglia verso problemi che potrebbero essere tranquillamente risolti con il dialogo diventa la drammatica causa della deriva.
I ragazzi si sentono sempre di più abbandonati a loro stessi, in famiglia come a scuola, così ha inizio la ricerca di identità attraverso compagnie sbagliate e frequentazione di luoghi poco opportuni. Così il rischio di fare gravi sbagli è altissimo con la terribile conseguenza di essere poi etichettati come ‘’ drogati senza futuro ‘’ .
Certamente una soluzione possibile potrebbe essere, prima di tutto, l’ascolto, anche l’ascolto dei silenzi: un adolescente si “ribella” quando non viene ascoltato abbastanza e con il suo modo di essere “trasgressivo” sta solo chiedendo aiuto.
D’altro canto sarebbe auspicabile che anche la scuola facesse la sua parte come luogo educativo e formativo, non ricorresse all’uso della repressione bensì al profondo e attivo coinvolgimento degli studenti ,a partire proprio da coloro che mostrano di avere più bisogno di attenzione: quelli che vengono considerati i peggiori!