di Claudio Molinelli – “Farà giorno”, una produzione di Artisti Riuniti diretta da Piero Maccarinelli con l’interpretazione dell’intramontabile Gianrico Tedeschi.
Si tratta di una commedia di Rosa Menduni e Roberto De Giorgi, affiatata coppia di sceneggiatori di cinema e teatro, un testo contemporaneo che parla della società italiana attuale, mostrata attraverso l’incontro scontro tra generazioni diverse. La vicenda si svolge a Roma, in un interno, la casa di Renato Battiston, anziano ex tipografo e partigiano d’origine veneta trasferito da molti anni nella capitale. L’uomo viene investito dall’auto di Manuel, suo vicino di casa, un ragazzotto un po’ emarginato che si diverte a fare il bullo, tra amici violenti e simpatie fasciste. Per evitare una denuncia, poiché già privato della patente, il giovane accetta di curare Renato, che ha riportato la frattura di una gamba e vive solo. S’instaura così un rapporto tra persone antitetiche, tanto è colto, saggio e disincantato l’uno, quanto è ignorante, rozzo e impulsivo l’altro: nella stanza del vecchio partigiano campeggia un ritratto di Antonio Gramsci, fondatore del PCI, che Manuel ritiene sia il computer…; il ragazzo snocciola tutto il repertorio di una visione del mondo intollerante e razzista, in cui molti dovrebbero tornare al loro paese, Renato gli replica con arguzia che “ veniamo tutti da qualche altra parte”. A poco a poco la sua esperienza di vita che ha come punti di riferimento la lezione di libertà e l’anelito all’istruzione e alla cultura, comincia a penetrare nella mente di Manuel, la cui presenza diventa indispensabile. Il rapporto umano tra i due si arricchisce, Renato riesce ad avviare alla lettura, con “ I tre moschettieri” l’improvvisato sodale. Nella seconda parte ritorna improvvisamente a casa Aurora, la figlia di Renato, assente da trent’anni da quando, abbracciata la via del terrorismo, era stata denunciata proprio dal padre; dopo un periodo di detenzione era andata a vivere in Africa come medico volontario. I due cercano ora di ricomporre quella frattura profonda, lo scontro tra una generazione portata al dialogo e un’altra attirata da scelte drastiche sfociate nell’errore di “non distinguere più i simboli dalle persone”. Manuel sempre nei guai per la sua ingenuità è ricercato dalla polizia ma trova il sostegno di padre e figlia ormai uniti “sulle barricate della quotidianità”. Renato muore e lascia a Manuel la sua copia di “Guerra e pace” con una struggente dedica.
La commedia alterna momenti di ilarità, se non di vera e propria comicità, con spunti più riflessivi e notazioni profonde e anche amare. Le dinamiche familiari e generazionali sono svolte con precisione e alla fine si compone un ritratto della società italiana di stringente attualità. Marianella Laszlo interpreta Aurora, un personaggio che deve convivere col peso di un passato difficile e drammatico, con toni, spesso anche troppo, sfumati; Alberto Onofrietti è un convincente Manuel, a cui presta una vivace irruenza in un ruolo che prevede comunque una lenta ma costante trasformazione.
Ma il vero protagonista della piece è Gianrico Tedeschi, da sempre indimenticabile interprete di eccezione sui palcoscenici italiani; la misura della recitazione, la sobrietà dello stile, l’accorata intensità di alcune battute ne fanno la figura ideale per un ruolo che sembra cucito su misura: la rappresentazione della saggezza e della dignità che solo la terza età è in grado di offrire!