di Claudio Molinelli – Penultimo appuntamento della stagione del teatro Garibaldi di Figline Valdarno con lo spettacolo “Signori…Le patè de la Maison”. Il copione originale “Le prenom” scritto dai giovani commediografi francesi Matthieu Delaporte e Alexandre De la Patelliere ha avuto un grande successo in Francia e ancor più il film che ne è stato tratto, diretto dagli stessi autori, che ha sbancato i botteghini ottenendo anche due premi Cesar, e distribuito in Italia col titolo “Cena tra amici”. La riduzione del testo è di Carlo Buccirosso, attore di doti comiche non pienemente riconosciute e di Sabrina Ferilli. La regia è di Maurizio Micheli, che naturalmente è anche il protagonista della piece insieme alla Ferilli e a Pino Quartullo. L’adattamento si mantiene nel complesso fedele all’originale, sposta l’ambientazione a Roma inserendo alcuni riferimenti alla realtà italiana.
Vittorio e Gabriella sono una coppia progressista che invita a cena il fratello di Gabriella, Emanuele con sua moglie Marianna e il caro amico Marcello; è presente anche Liliana, madre dei due fratelli, che dà il suo aiuto nella preparazione della cena. Ben presto i contrasti tra Vittorio, caustico e snob, e Emanuele, il tipico arricchito un po’ arrogante e su posizioni ultra conservatrici, si evidenziano e condizionano l’atmosfera dell’intera serata. Neanche il lieto annuncio della nascita di un figlio di Emanuele e Marianna migliora lo stato delle cose, anzi fa deflagrare ancor più la rissa verbale quando il padre pronuncia il nome che intende dare al figlio: Adolphe. Dopo un bel po’ si viene a sapere che è tutto uno scherzo, ma intanto il clima di contrapposizione si è fatto sempre più pesante. La goccia che fa traboccare il vaso è la rivelazione che Marcello, ritenuto dagli amici un gay, ha invece una relazione con una donna; ma la donna è Liliana, la madre vedova degli ignari Emanuele e Vittoria. A questo punto il pasticcio della casa è davvero servito.
La messinscena restituisce la brillantezza del testo fatto di dialoghi taglienti e serrati, e basato su uno sguardo satirico che prende di mira snobismi e convenzioni che puntualmente vengono a galla in occasione di uno dei rituali più tipici della vita sociale: la cena tra parenti e amici. Rispetto al film questa messinscena spinge il pedale sugli effetti comici, facendo risaltare la perfezione del meccanismo a orologeria di gags e battute che innervano la commedia, un riuscito esempio di “vaudeville” moderno. Gli stereotipi che nutrono la contrapposizione ideologica sono ben smascherati, così come le dinamiche che sottendono ai contrasti interni nella famiglia, di cui il monologo nel finale di Vittoria contro il marito e il fratello è l’esempio più evidente. Ma resta la sensazione che si sia privilegiata la forza comica del testo piuttosto che evidenziare gli aspetti di critica sociale presenti in maniera latente nella versione filmica. Il prodotto finale risulta comunque molto gradito al pubblico e il divertimento è assicurato.
Pino Quartullo delinea bene i contorni di un personaggio fanfarone e poco elegante, mentre Maurizio Micheli si conferma interprete di grande tempismo comico e autentico dominatore nel fuoco di fila delle battute che il copione gli riserva copiosamente. Sabrina Ferilli regala al suo personaggio spontaneità e verve e immette una componente di sorniona “romanità” che dona al ruolo uno scettico buon senso e un fondo di amara consapevolezza.