di Maurizio Fusaro – La visita alla mostra d’arte dal titolo: “ALIENS le forme alienanti del contemporaneo” che Lecce ospita fino al 20 agosto 2013 in due sedi: Galleria d’Arte in Corte San Blasio e il cinquecentesco Palazzo Vernazza Castromediano, offre senza dubbio – anche ad un non esperto d’arte come chi scrive (ma guai se le opere d’arte avessero per fruitori i soli addetti ai lavori) – lo spunto per una serie di riflessioni.
Riflessioni che, del resto, si ritrovano – più egregiamente offerte – nell’opuscolo di presentazione. Pertanto, sembra opportuno soffermarsi sulle opere di un artista che più hanno “solleticato” le facoltà percettive e, che per i loro contenuti, producono la genesi di interrogativi in merito alla psicologia dell’autore, al suo desiderio di comunicare, come e cosa.
Tutte le arti, quelle figurative innanzi a tutte, sono espressione tangibile di un qualcosa, di un messaggio, un sentimento, infine anche di una forma di alienazione, che l’artista sceglie liberamente di porgere al mondo, nel modo e nelle forme che più gli si addicono, che gli sono più congeniali, che meglio gli consentono di esprimere e comunicare i contenuti del proprio essere.
Tanto, è nelle intenzioni – come racconta Paolo Conte nella sua “Pittori della domenica” – di ciascun artista, anche se talvolta – magari avvolto per convenienza nel drappo dell’ermetismo – il desiderio di comunicazione dell’artista non sempre si palesa efficacemente.
Non è sicuramente il caso di Fabrizio Riccardi, che pittore della domenica certamente non è e che riesce, senza ipocrisie o artifizi, ad esprimere e trasmettere più che efficacemente le sue sensazioni.
L’artista espone un polittico composto da sei opere (nell’opuscolo se ne citano solo quattro) presso il Palazzo Vernazza, le dimensioni sono abbastanza contenute eppure, malgrado ciò, si riescono ad individuare molteplici particolarità. Ciò che colpisce in Riccardi è la coerenza nella scelta dello stile comunicativo, è sufficiente visitare il sito (http://www.google.it/search?q=fabrizio+riccardi&tbm=isch&tbo=u&source=univ&sa=X&ei=lLnuUb73KqSH4gTprIGwCw&sqi=2&ved=0CDUQsAQ&biw=1280&bih=609), per rendersi conto che l’artista – sicuramente maturo sia in senso artistico che professionale – segue e persegue un percorso profondamente individuato ed individuabile, un suo personalissimo imprinting, che consente con immediatezza di accostare l’opera al suo autore.
Rapportate ai personaggi grotteschi che Rabelais ebbe a disegnare presso la corte di Papa Clemente VII nella metà del XVI secolo, le opere denunciano una identità tutta propria; unica ed importante quanto efficace liaison con Rabelais – il quale scelse come argomento tutto ciò che era “basso”, come il corpo e le sue funzioni, il cibo, il vino, il sesso, contraddistinguendosi, sul piano linguistico, per una grande ricchezza e creatività verbale – è proprio la grande ricchezza e creatività del linguaggio pittorico del maestro Riccardi, i suoi personaggi talvolta rievocano le miniature disposte a margine dei testi medievali, altre volte richiamano Arcimboldo. Il tratto è leggero, i colori sempre abbastanza tenui compongono una scenografia vagamente medievale.
Su tutto, si coglie una serie di costanti e quasi spasmodici richiami per la rappresentazione dell’organo sessuale maschile, sia in maniera palese, sia in maniera allegorica. Le opere di Riccardi ne ospitano diversi, dal rubinetto alla prua della barca, dalle trombe alle spade dalla lama ricurva, dal mantice all’aereo o alla cicogna, è un susseguirsi di simbologie falliche. Il preponderante intervento della componente onirica è più che palese, nei suoi dipinti la visione è data dalla concretizzazione dei sogni che prendono corpo e anima, rivelando luoghi (in un quadro, uno scorcio richiama “L’isola dei morti” di Arnold Böcklin, il quale non a caso era un simbolista) e personaggi che ci risultano familiari, perché risiedono nella memoria collettiva dell’intera umanità.
Per concludere, una curiosità: in un dipinto è rappresentato un personaggio fantastico con sulla testa una mitria; ebbene, uno dei due nastri che discendono dalla parte posteriore del copricapo riporta il logo di una notissima casa di mode.
Molti complimenti a Fabrizio Riccardi.
Info: Aliensle forme alienanti del contemporaneo
Lecce – Palazzo Vernazza, Corte San Blasio
fino al 30 agosto 2013 dal martedì al sabato dalle ore 18.00 alle ore 21.30.
E-lite studiogallery | Corte San Blasio, 1c | 73100 Lecce
Claudia Pellegrino: tm +39 3381674879
info@elitestudiogallery.com www.elitestudiogallery.com
Fabrizio Riccardi nasce a Roma nel 1942.
Spinto da una grande passione per la pittura e da una visione onirica del mondo, inizia a Firenze negli anni ’60 a lavorare ed operare nel mondo delle arti figurative fantastiche, ,successivamente, conquistando successivamente spazi in tutti i continenti.
Nel maggio del 2008 scopre, nella biblioteca di Tour, Rabelais e le 120 tavole de “ Les Songes Drolatiques de Pantagruel”. Se ne innamora e comincia un’ opera di rivisitazione in chiave moderna di queste caricature:siamo nella prima metà del ‘500. Francois Rabelais arriva alla corte di Papa Clemente VII al seguito del suo mecenate cardinale Jean du Bellay.
In una Roma papale sfarzosa e licenziosa incontra personalità di ogni tipo che gli suggeriscono una galleria di schizzi satirici che verranno raccolti e pubblicati con il titolo “Les Songes Drolatiques de Pantagruel”. Nel tempo questi bizzarri personaggi cattureranno l’attenzione di artisti come Dorè e Dalì che li utilizzeranno nelle rispettive creazioni artistiche vedendone in loro gli stessi difetti dei propri contemporanei.
Confortato dalla base letteraria da cui partire e attraverso una tecnica di pittura ispirata agli artisti del ‘400 (Grunewald, Pisanello, Bosch), Fabrizio Riccardi dipinge in chiave ironico-grottesca, a olio su tavolette di ugual misura, delle immagini direttamente ispirate ai personaggi creati da Rabelais, inserendoli in fantasiose scenografie teatrali.
In un secondo tempo ricompone più quadretti in un’unica composizione come fossero le vignette di un “comic strips” per offrire all’osservatore una chiave di lettura più vicina alla cultura dei nostri giorni.Esposta alla 14° Biennale Internazionale di Tinkebrey 2012, una di queste installazione è stata premiata con la medaglia d’oro del Conseil Régional de la Basse –Normandie, e al Salon del Grand Palais di Parigi nel 2012 con la medaglia d’argento della Société des Artistes Francaises.