– di Giuseppe Ponterio –
Ai cinque sensi, riconoscendone un valore e un ruolo primario, Gabriele D’Annunzio dedicò una delle sue poesie più note: “La pioggia nel pineto”.
Proprio come le tessere di un puzzle, gusto, olfatto, udito, tatto e vista, sono determinanti per percepire la comprensione totale di ciò che ci circonda.
Se ne viene a mancare uno, la nostra consapevolezza del mondo si riduce drasticamente… Circostanza che purtroppo ben conoscono coloro che, in questi due anni, a causa del virus hanno perso il piacere di assaporare il proprio cibo preferito e l’odore del proprio profumo.
Sebbene alla vista, probabilmente per la caratteristica di essere immediata, abbiamo da sempre attribuito un posto predominante, l’esperienza tattile ha la capacità di trasformare la funzione anche di un semplice oggetto d’uso quotidiano, in emozione!
E’ proprio questa la sensazione che ho provato “toccando” e servendomi di una brocca cesellata a mano da Brandimarte, storico marchio fiorentino, a casa di una mia amica a Firenze: la gestualità che si trasforma in pulsione emotiva!
“Le cose ci parlano attraverso i loro linguaggi che non sono necessariamente visivi e che agiscono anche sulle nostre emozioni”, ha spiegato Fabio Fornasari, curatore dell’allestimento della nuova sezione dedicata al Design del Museo Tattile Statale “Omero” di Ancona.
La nuova collezione, recentemente visibile al pubblico, consta di trentadue oggetti organizzati per temi: il viaggio, l’abitazione, la cucina, il lavoro e il gioco.
Si tratta di manufatti che dagli anni Sessanta hanno vinto il Compasso d’oro, divenendo vere e proprie icone: dalla Moka Bialetti alla Vespa Piaggio.
All’istituzione anconetana, un’eccellenza nel panorama internazionale nata negli anni Novanta del secolo scorso, si affiancano altri luoghi espositivi in Italia dove la regola del “non toccare”, è ribaltata.
Tra questi, il Polo Tattile Multimediale a Catania e il museo tattile di Varese. L’esperienza sensoriale di toccare un qualsiasi oggetto o un’opera d’arte, se per le persone vedenti rappresenta un surplus, un valore aggiunto alla propria capacità percettiva, viceversa per chi è privo della vista diventa primaria.
E di questo ho parlato con Marta, studentessa romana, volontaria presso l’Associazione Museum.
E’ un ente, senza scopo di lucro che stipula con le Istituzioni statali forme di collaborazione, nato con l’obiettivo di dare l’opportunità alle persone non vedenti di toccare le opere d’arte, come le sculture. I volontari, quindi, guidano visite tattili: con l’uso di guanti accompagnano le mani dei visitatori descrivendo accuratamente ciò che toccano. “E’ un’attività che arricchisce entrambe le parti – mi spiega Marta – L’esplorazione tattile può funzionare come scanner, restituendo dettagli ed emozioni che al solo sguardo possono sfuggire”.
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