– servizio di Giuseppe Ponterio –
…“Era il maggio odoroso” così Leopardi dedica a Sivia il mese delle rose, un mese ricco di magia!
E proprio il 20 maggio, dal 2017, l’ONU, istituisce la Giornata Mondiale delle api.
Fissare un appuntamento è stato indispensabile per porre l’attenzione del mondo sulla sempre più faticosa sopravvivenza di questi imenotteri impollinatori.
Il valore delle api, e i preziosi prodotti di cui sono artefici, fu notorio già nell’antichità presso gli Egizi e i Greci. In epoca medievale, come testimoniano gli Exultet conservati presso il Museo Diocesano di Bari, l’esistenza e l’attività delle api si lega a significati squisitamente religiosi e cristologici. I documenti conservati a Bari, risalenti all’XI sec., consistono in tre rotoli di pergamena sui quali è inciso il canto liturgico, l’Exultet, declamato dal diacono la notte di Pasqua, accompagnato da illustrazioni miniate: le api vengono decantate in quanto preziose produttrici di cera, materiale che costituisce il cero pasquale, testimonianza della vittoria della luce sulle tenebre, il mistero della Resurrezione.
Se osserviamo le miniature presenti negli antichi testi, la rappresentazione delle api si accompagna a quella degli apicoltori il cui lavoro da secoli è fondamentale nel favorire l’attività di questi piccoli insetti impollinatori.
Ieri come oggi l’apicoltore rimane una figura chiave nella convivenza tra l’uomo e le api.
Ne abbiamo parlato con Georg Frenner, apicoltore marebbano.
Le premure dell’uomo non bastano più a tutelare e a incentivare la vita e la produttività delle api: negli ultimi tre anni c’è stato un crollo della produzione di miele. Le cause sono molteplici: in primis l’inarrestabile cambiamento climatico, per cui è sempre più difficile definire, con un inizio e una fine, il tempo delle stagioni, specialmente quella primaverile; deleteria poi la presenza dell’acaro “varroa destructor” che, proveniente dalla Cina, dagli anni Ottanta continua a mietere intere famiglie di api. A queste cause se ne aggiunge una terza altrettanto pericolosa, quella economica: il maso di Georg si trova a più di mille metri in Val di Marebbe, per agevolare i propri insetti è solito trasportare le arnie a quota più bassa dove la temperatura è più mite e vasta è la coltivazione delle mele. Ma proprio l’uso dei pesticidi che protegge questa, preziosa e redditizia risorsa economica del territorio, di fatto, condanna a morte migliaia di impollinatori.
E’ chiaro, quindi, come in questa realtà sia la legge del più forte a dettare le regole!
Eppure le api hanno sempre mostrato considerazione nei confronti dell’uomo: basti pensare che la loro operosità divenne perfino simbolo di legittimazione del potere. Nel Seicento la famiglia Barberini, elevata a rango principesco con la salita al soglio pontificio del cardinale Maffeo Barberini che assunse il nome di Urbano VIII, aveva al centro del proprio stemma proprio tre api.
Sono trascorsi quattrocento anni e la situazione è decisamente cambiata. Complice del rapido mutamento il processo di indifferenza dell’uomo nei confronti della natura tutta… Atteggiamento a cui si associa, inesorabilmente, l’alterazione dell’ambiente e del clima.
Secondo una rete di ricerca internazionale, coordinata dall’Istituto di apicoltura dell’Università di Berna, la moria delle api in Europa aumenta di anno in anno.
Il mondo non è rimasto completamente indifferente al problema: Louis Masai Michel lo street artist promotore del progetto “Save the bee”, ha cominciato nel 2014 a raffigurare api giganti sui muri del quartiere londinese di East London. La sua campagna di sensibilizzazione ha raggiunto, in breve tempo, altre città del Regno Unito e degli Stati Uniti, Devon, Bristol, Miami, New York e New Orleans.
Se l’arte è lo specchio della società e l’artista ne è l’interprete più significativo, è evidente come le azioni dell’uomo debbano cambiare e al più presto in direzione…#Savethebee!
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