– a cura della redazione di OrientePress –
Rischiavano l’estinzione ma possono rappresentare nuove occasioni di sviluppo per l’agricoltura toscana. Sono l’aglione e il grano 23: i due prodotti toscani sono stati iscritti nel Repertorio regionale e all’Anagrafe nazionale dell’agrobiodiversità, azione che costituisce il primo importante passo per la messa in sicurezza di un patrimonio unico.
Al momento sono oltre 700, su un totale di 880, le varietà di frutta, ortaggi, cereali, foraggi autoctoni e razze animali della Toscana che, rischiando di scomparire, sono state mantenute in vita grazie al sistema di salvaguardia della biodiversità agricola della Regione Toscana, sistema basato sulla azione dei Coltivatori custodi e sulle Banche del germoplasma.
Aglione – Più conosciuto come condimento per il famoso piatto dei pici toscani, ma già conosciuto come “Prodotto tradizionale agroalimentare” anche a livello nazionale, è una varietà locale che appartiene alla specie Allium ampeloprasum var.holmense, da non confondersi con l’aglio comune (specie Allium sativum). Salvato da alcuni agricoltori locali della Val di Chiana toscana e umbra, solo recentemente è stato riscoperto, recuperato e valorizzato dagli agricoltori, dagli enti locali e dalle loro associazioni e consorzi, tuttavia il rischio di estinzione è ancora alto.
Grano 23 – Conosciuta inizialmente anche con il nome Avanzi 3, questa varietà di frumento tener è perfettamente compatibile con la produzione di prodotti tipici della zona, quali panigacci e testaroli; quindi una farina particolarmente idonea a prodotti poco lievitati, ben rappresentati nei numerosi PAT (prodotti agroalimentari tradizionali) appartenenti al territorio della Lunigiana. I diversi operatori hanno manifestato un forte interesse a recuperare una filiera locale che utilizzi farina di un grano autoctono, tradizionalmente coltivato in diverse zone dei Comuni di Pontremoli, Filattiera e Fivizzano, nonché nelle zone a maggiore altitudine come Zeri.
“La presenza di aglione e grano 23 non solo può sostenere attività di rilancio economico, specie nelle zone considerate marginali, ma anche rafforzare l’immagine della Toscana come luogo di qualità grazie all’equilibrio fra ambiente, agricoltura e attività dell’uomo, un vero e proprio agroecosistema”. (Stefania Saccardi – Assessora Regione Toscana all’Agroalimentare)