– a cura della redazione di OrientePress –
Tutti d’accordo… almeno per sconfiggere il cinipede!
Una recrudescenza degli attacchi del cinipide del castagno, il parassita che colpisce le gemme apicali di queste piante riducendone la capacità produttiva, è, purtroppo, emersa in numerosi comparti castanicoli toscani, e soprattutto nei boschi delle Terre del Levante Fiorentino.
La Regione Toscana si è subito attivata per verificare la portata del problema, emerso sia dalle ordinarie azioni di monitoraggio che la Regione svolge in ambito fitosanitario che da diverse segnalazioni pervenute dalle associazioni di castanicoltori, e per valutare le necessarie contromisure.
“I nostri monitoraggi – spiega l’assessore regionale all’agricoltura Marco Remaschi – hanno evidenziato presenze del cinipide in varie parti della regione, per questo, attraverso le Unioni dei Comuni, sono in corso dei monitoraggi approfonditi della presenza di galle che contengono le larve del parassita. E’ necessario, da una parte comprendere a fondo la situazione che si è creata, e dall’altra capire se, in parallelo a questi segnali di aumento del parassita, vi sia ancora una adeguata presenza del torymus, l’insetto antagonista che negli anni passati è stato oggetto di lanci e che hanno sinora fornito un contributo decisivo alla risoluzione del problema. Non appena avremo i primi risultati delle indagini, attualmente in corso, convocherò associazioni di categoria, produttori e istituzioni locali per fare il punto sulla situazione e stabilire le necessarie contromisure”.
Arrivato dalla Cina intorno al 2010, il cinipide era stato contrastato per anni con l’immissione del suo antagonista naturale, anch’esso originario della Cina, il torymus sinensis. La lotta biologica, attivata con oltre un migliaio di lanci su gran parte del territorio regionale, aveva dato risultati molto positivi al punto che il cinipide era rientrato in una condizione di presenza minimale e stabile in equilibrio con l’antagonista appositamente immesso.
L’aumento repentino del parassita potrebbe essere messa in relazione con le anomalie meteorologiche degli ultimi mesi, ma è necessario analizzare bene la situazione per capirne le motivazioni e per appurare se il fenomeno rientra nella naturale oscillazione tipica di tutti i sistemi ecologici oppure se siamo di fronte ad una situazione che richieda eventuali contromisure.