– servizio a cura di Sergio Bedessi –
Grazie al Decreto del Ministero dell’Interno di recente emanazione (18 dicembre 2017) nei mesi prossimi le multe (i verbali del codice della strada) non ci arriveranno più consegnate dal postino come raccomandata atti giudiziari, ma ci saranno recapitati, almeno per chi ce l’ha, nella casella di posta elettronica (certificata).Diverrà quindi impossibile eccepire difetti di notificazione, come la mancata consegna al servizio postale nei termini di legge, l’irreperibilità del destinatario, e quanto altro.
La cosa sarà realtà da subito per chi è tenuto ad avere la pec, e quindi professionisti di tutti i tipi (ingegneri, architetti, geometri, medici, avvocati, ecc. ecc.) ma anche aziende; gradualmente però il possesso della pec si estenderà a tutti i cittadini italiani, tenuto conto della previsione dell’art. 14 del d.l. 21 giugno 2013 n. 69 “Disposizioni urgenti per il rilancio dell’economia”, convertito con modificazioni in legge 9 agosto 2013, n. 98.
Infatti l’articolo 14, che titola “Misure per favorire la diffusione del domicilio digitale” prevedeva da tempo che “…all’atto dell’iscrizione anagrafica o della dichiarazione di cambio di residenza … è assegnata al cittadino una casella di posta elettronica certificata … successivamente attivabile in modalità telematica dal medesimo cittadino …”.
Al momento l’attuazione di questa norma è però in una fase di stasi.
Si potrebbe pensare che tutto questo andrà a ridurre il contenzioso, quanto meno quello capzioso e futile, ottenendo un risparmio da parte della pubblica amministrazione; in realtà non sarà proprio così ed il quadro che ne viene fuori è abbastanza sconcertante.
Prima di tutto le spese di notificazione sono sostenute dal cittadino e non dallo Stato (in quanto oltre alla sanzione, al momento del pagamento, il cittadino paga anche le spese di notificazione ed accertamento ex art. 201 del codice della strada), e dunque tutto questo non porterà ad alcun reale risparmio della pubblica amministrazione, ma eventualmente al risparmio del singolo contravventore.
Secondariamente si determinerà un bel regalo a favore di Poste Italiane S.p.a. che malgrado l’apertura del mercato determinata dalle direttive europee 97/67/CE, 2002/39/CE e 2008/6/CE, e a dispetto del fatto che Poste Italiane S.p.a. fosse già stata sanzionata (circa 39 milioni di euro) per aver adottato condotte tese ad escludere i concorrenti dai mercati del servizio di notificazione atti giudiziari, continuava ad agire in regime di monopolio, peraltro senza gran ritorno economico; in questo modo si scaricherà il “servizio postale universale” (il servizio postale essenziale) della parte meno remunerativa, con un bel vantaggio per l’ex monopolista.
Un terzo profilo che fa pensare è il fatto che il decreto che prevede la notificazione dei verbali a mezzo pec si applica solamenteai verbali del codice della strada e non a tutti i verbali di accertamento di una qualsivoglia infrazione, cosa che sarebbe stata certo più logica ed equa.
Con questa norma si genereranno situazioni ridicole: mentre sarà possibile notificare via pec ad un medico o ad un geometra un verbale per disco orario scaduto (euro 25), non sarà invece possibile notificare via pec ad una grande azienda una serie di verbali di violazione per le norme sul commercio, (euro 5.000 cadauno!), visto che il decreto si riferisce al solo codice della strada.
Il quadro è sconcertante anche per un altro profilo: quello della privacy.
In fase di prima attuazione del decreto i cittadini si divideranno fra quelli “schedati” e quelli “non schedati”: i primi, possessori di posta elettronica certificata (professionisti ed imprese), e dunque facilmente raggiungibili, i secondi invece senza pec.
I primi, “schedati” grazie alla banca dati INI-PEC, costituita con i dati provenienti dal Registro Imprese e dagli Ordini e dai Collegi di appartenenza dei professionisti; in questa banca dati vi sono oltre 1.400.000 indirizzi PEC di professionisti e oltre 4.500.000 indirizzi PEC di imprese. Da notare che tanto i professionisti quanto le imprese erano stati indotti e quindi obbligati a munirsi di PEC dichiarando come fine quello di facilitare le comunicazioni fra pubblica amministrazione e mondo del lavoro, mentre adesso le uniche facilitazioni che avranno saranno quelle di essere raggiunti per cose negative.
Come al solito uno Stato che dietro la falsa facciata dell’efficienza (quante volte è stato usato negli ultimi anni e negli atti ufficiali il barbaro neologismo “efficientamento”?) in realtà escogita nuovi metodi per tartassare sempre i soliti che pagano le tasse.
Che sia una facciata e basta lo dice lo stesso decreto ministeriale che infatti prevede come allegato alla PEC debba comunque essere inviato, letto da uno scanner, l’atto cartaceo originale, quindi anziché un risparmio, di tempo e di denaro, si moltiplicano le operazioni da fare.
Ma piano piano, grazie al decreto ricordato all’inizio (d.l. 69/2013), tutti i bambini si vedranno assegnata una pec all’atto dell’iscrizione anagrafica, così saremo tutti raggiungibili; magari non avremo una casa, non avremo un lavoro, non sapremo come fare a vivere, non avremo assistenza sanitaria, tutte cose che la Costituzione ci dovrebbe garantire, ma ci potrà legalmente arrivare un verbale di violazione alle norme del codice della strada e quindi sorgerà l’obbligo a pagarlo anche se saremo uno dei tanti clochard in mezzo ad una strada.
Sicuramente un grande traguardo di civiltà giuridica!
Quando Orwell scrisse il suo libro 1984 ipotizzò che il grande fratello tenesse sotto controllo tutti i cittadini utilizzando, oltre “Ministero della Verità”, incaricato di correggere libri e giornali per conformarli alla visione del partito unico, e la psicopolizia, uno schermo televisivo in ogni casa, così che lo Stato avesse sempre e comunque il collegamento con ogni cittadino: ci siamo arrivati, è la PEC.