– a cura di Nadia Fondelli –
Schietta, chiara e diretta, la sindaca di Pontassieve non si è sottratta ai nostri (molti) dubbi. Quelli che ci assalgono da alcuni anni sulla reale utilità dell’Unione dei Comuni Valdisieve Valdarno che, nel tempo, ha perso pezzi e dove non si capisce bene chi vuole cosa, ma dove di certo è che esistono visioni diverse, prospettive diverse, obiettivi diversi.
Monica Marini è stata oltre un anno fa la prima ad alzare la voce contro quell’Unione in cui Pontassieve c’è dentro con tutte le scarpe e di cui oggi è diventata Presidente.
Dov’è la verità?
Si sbagliava prima e si è ricreduta oggi fulminata sulla via delle esigenze di partito, del carrierismo poltronifico o forse, coraggiosamente, ha deciso solo di prendere la questione di petto ed esporsi in prima persona?
Qualcuno, a taccuino chiuso, tempo fa, ci ha detto che è giovane, coraggiosa, brava e sindaca di un Comune importante per il territorio e che è giusto che si esponga in prima persona.
Forse aveva ragione. Sicuramente nel definirla coraggiosa!
Monica Marini infatti, ammette senza remore di avere avuto posizioni critiche e tanti dubbi se stare all’interno di una Unione spenta, priva di spunti che potessero far vedere la voglia di crescere. Una realtà peraltro che, conti facendo, era pure un gran bell’onere per le esigue casse comunali.
Non solo. Ammette anche che all’interno del suo stesso partito era iniziata una discussione importante a carattere regionale proprio sul tema unione o fusione dei Comuni.
“Una non esclude l’altra” ha premura di puntualizzare subito la sindaca, fatto sta che quella sua alzata di testa è servita a scuotere un ambiente un po’ pigro.
E così Pontassieve è diventato un laboratorio aperto a tutti. Cittadini, politici e tecnici che si sono incontrati, e anche scontrati, in un ciclo di incontri-studio sulle ipotesi fusioni e unioni e come queste potessero concretizzare invitando ai dibattiti anche sindaci che l’esperienza della fusione l’avevano attraversata, come la sindaca Mugnai di Incisa Valdarno-Figline Valdarno, il sindaco di Scarperia-San Piero a Sieve Ignesti, un sindaco emiliano che si era reso protagonista di una fusione di ben nove Comuni e il professor Vetritto che si occupa di riassetti territoriali per conto della Presidenza del Consiglio dei Ministri.
“Dopo l’interessante studio socio-economico preliminare dove si è inquadrato bene chi siamo e dove possiamo andare, è venuto il momento di una riflessione profonda, anche a livello di consiglio comunale di Pontassieve, se il futuro doveva essere una fusione oppure si doveva proseguire con l’unione.”
Non si nasconde dietro un filo d’erba la sindaca quando afferma di essere stata pienamente consapevole del fatto che una possibile uscita di Pontassieve dall’Unione non poteva essere indolore, ma che anzi, avrebbe potuto mettere in discussione l’esistenza della stessa.
“Ho voluto approfondire e ascoltare tutti e poi fare una sintesi – racconta la Marini – sintesi che si è concretizzata nei mesi successivi con una mozione del consiglio comunale dove ci siamo presi un po’ di tempo per decidere cosa fare. Si è soprasseduto ad uscire dall’Unione e il consiglio mi ha dato mandato di muovermi chiedendomi di associare più servizi.”
Le posizioni critiche erano molte. Se serviva l’unione doveva esserlo non solo sulla carta.
“Una delle critiche che personalmente avevo sempre fatto era di unire uffici che non offrivano servizi diretti ai cittadini e gravavano molto sui bilanci comunali. Non che fossero meno importanti, ma forse erano stati scelti per pescare nei fondi europei”.
A luglio la Marini, che già aveva deciso di non abbandonare e che forse stava già puntando alla Presidenza, calò l’asso proponendo di associare una delle funzioni più importanti per i cittadini e su cui vengono spesi buona parte dei miseri averi delle casse: la gestione servizi sociali. Una gestione peraltro già rodata a Pelago, Rufina, San Godenzo, Londa e Pontassieve e in cui c’era solo da includere Reggello.
A ottobre è poi partita la riflessione concreta sulle prospettive future dato che si era a fine naturale della legislatura.
La Marini, che già sentiva profumo di Presidenza, ha chiesto e ottenuto che prima di pensare al nuovo Presidente, come si conviene in ogni campagna elettorale, fosse necessaria una discussione attenta sui programmi.
Lei le linee programmatiche e le idee le aveva già ben chiare e solo una formalità è stata la chiamata alla armi di chi le chiedeva di farsi avanti. “Pontassieve è il Comune più importante del territorio e in questa fase delicata mi è stato chiesto di essere capofila.”
E, se le si fa notare che secondo noi poco ci azzecca Pontassieve e la sua vasta area metropolitana con i piccoli Comuni con meno di duemila abitanti della montagna, controbatte affermando che invece “Pontassieve gioca un ruolo di legame sia con la città, e questo è innegabile, ma anche con i piccoli Comuni che su tutta la vallata gravitano. Forse l’Unione non risolverà i loro problemi strutturali, ma noi ci siamo e li aiutiamo anche accompagnandoli in un eventuale percorso di fusione. Difficilmente potremmo invece usare risorse per sostenerli”.
Un dolce peso da accompagnare verso altre strade? Forse sì dato che di contrappasso rimarca di quanto sia importante “inutile nasconderlo” il rapporto con la città metropolitana. “Bisogna guardare alla cittadinanza, capire come si muovono i nostri cittadini, identificarne i flussi e l’economia nel suo complesso. Non si può non osservare di quanto Pontassieve stia cambiando dato che ad esempio, negli ultimi anni molti professionisti stanno mettendo su il loro studio in paese pur abitando a Firenze. Abbiamo perso qualcosa nella produzione industriale, ma la crescita in agricoltura, nel settore turistico che ci colloca ai primi posti dopo Barberino di Mugello per limitarsi al territorio è evidente. Siamo l’anello di congiunzione fra la vallata e la città, inutile negarlo”.
E a proposito di città e distanza-vicinanza con essa viene naturale chiederle un’ opinione sulla spinosa vicenda risarcimenti Tav Mugello e su chi debba usufruire di quei pochi spiccioli di risarcimento danni.
Si tira fuori lasciando il battibecco ad altri con la poco credibile scusa di non conoscere la questione, ma sa bene invece che il trasporto su ferro è un problema vero.
“Le infrastrutture ci sono e anche un anello metropolitano sarebbe possibile, ma prima di tutto bisognerebbe migliorare la qualità, rendere il servizio più utilizzabile in certe fasce orarie, ma sopratutto parlare di tariffe perché è impensabile che da Pontassieve a Firenze e viceversa per 15 minuti di treno serva un biglietto di oltre 7 euro.”
Obiettivi?
“L’Unione dei Comuni come contenitore politico per poter contare di più e offrire servizi migliori spendendo meno. Le risorse ci sono e migliorare l’efficienza è possibile mettendosi insieme senza mai far mancare la presenza sul territorio.”
Difficile, osserviamo, coniugare l’esigenza della politica con quella dei cittadini. “Il lavoro di back office è importante in prospettiva, ma un buon lavoro lo si deve vedere anche a breve e per far sì serve tanto anche in termini di personale.”
La scommessa vera è tenere insieme queste gestioni e provare a vedere se l’Unione chissà che non diventi quasi una fusione…
“L’unione può essere strumento per diventare fusione ma anche per guardare fuori dai confini e dialogare con i Comuni vicini che in futuro possono essere coinvolti in un progetto di collaborazione. Lavorare con Bagno a Ripoli e Fiesole ad esempio, non è un caso…”