– sevizio a cura di Annangelamaria Giuliani –
E’ il gioiello del riciclo, ma prima deve essere conferito e raccolto…
Immarcescibile. Traspirante. Galleggiante. Fonoassorbente. Antistatico. Ecosostenibile. Anallergico. Coibente. Atossico. Inodore. Insapore.
Parliamo del sughero e delle sue proprietà: un materiale leggerissimo, gonfio di aria, che risulta impermeabile ai liquidi e ai gas, e resistente al fuoco.
Si estrae dalla corteccia della quercia da sughero, chiamata anche sughera, un albero da frutto che produce ghiande, dalle quali l’albero stesso rinasce.
La sughera compare sulla terra circa sessanta milioni di anni fa e la sua vita può durare fino a trecento anni.
Attecchisce in zone calde e riarse come il nord Africa, il sud della Francia, la Corsica, la Spagna e il Portogallo.
In Italia viene coltivata in Sardegna, Sicilia e Toscana, anche se le più grandi sugherete del paese sono quelle sarde, presenti in massima parte nella regione della Gallura.
Le sugherete sono bellissime, con piante alte fino a venti metri distanziate le une dalle altre secondo un ordine stabilito, e tronchi massicci e scuri con tagli ad anello più chiari laddove la corteccia viene periodicamente asportata.
C’ è una grande attenzione per la loro cura, nel rispetto dei periodi cruciali come la fioritura che avviene a maggio, la maturazione delle ghiande in autunno, il taglio della corteccia che deve essere effettuato ogni dieci anni.
Gli innumerevoli oggetti di sughero venduti nel mondo come souvenir, non sono che una piccola parte dei prodotti socialmente utili che possono essere realizzati con la corteccia dapprima stagionata, poi bollita a 120°, infine pressata e lavorata. Che il sughero fosse un materiale prezioso lo sapevano in pochi fino a qualche decennio fa, oltre agli addetti ai lavori e a coloro che si interessavano di problemi ambientali. Con la globalizzazione, però, il mondo è diventato un grande palcoscenico su cui chiunque può salire per avere informazioni e conoscenze. Così è nata anche la consapevolezza che questa materia prima, dopo il suo primo utilizzo, possa essere raccolta e riavviata a più e più vite senza perdere le sue eccezionali qualità.
Un esempio è rappresentato dai tappi in sughero utilizzati per conservare i vini più pregiati e quelli destinati alla lunga conservazione, la cui produzione raggiunge il 70% del mercato mondiale del sughero con tredici miliardi di pezzi venduti ogni anno.
Ebbene, da sei anni è stato avviato in alcune regioni italiane, a opera della ditta Amorim Cork Italia, un progetto di raccolta e riciclo di tappi in sughero usati.
Il progetto si chiama “Etico”, in virtù del fatto che milioni di tappi vengono salvati ogni anno dalla spazzatura per essere frantumati e trasformati in granina, un prodotto utilizzabile con successo nella bio-edilizia.
Amorim è un’azienda portoghese, leader nel mondo per la produzione di tappi in sughero, interessata a investire nei paesi produttori dei migliori vini.
“Questo è solo l’inizio – scrive Carlos Santos, a.d. di Amorim Cork Italia – l’obiettivo finale è quello di vedere avviata una raccolta differenziata del sughero in ogni città, con la collaborazione delle istituzioni. Sempre più persone capiscono il valore che ha il sughero come materia prima dalle proprietà uniche e inimitabili, con un ruolo strategico nella tutela dell’ambiente: le foreste da sughero sono infatti una barriera all’avanzare del Sahara e sono habitat naturale di moltissime specie protette. Chi impara a conoscere il sughero non riesce più a gettarlo nella spazzatura, a maggior ragione se ci si informa e si scoprono le innumerevoli sue applicazioni ancora possibili, dopo la vita come tappo.”
In sei anni di attività il progetto Etico ha raccolto ben 350 milioni di tappi, a fronte degli 800 milioni che ogni anno in Italia vengono gettati nella spazzatura.
Attualmente le regioni interessate alla raccolta e al riciclo dei tappi in sughero sono poche, come il Piemonte, Lombardia, Veneto, Friuli Venezia Giulia a nord, Toscana e Umbria al centro, Puglia, Campania, Calabria e Sicilia al sud.
Nelle regioni menzionate, però, non sono presenti tutte le città e i principali centri di produzione del vino, come è accaduto in Toscana nel 2014, quando il progetto ideato da Legambiente Toscana in collaborazione con Quadrifoglio e la ditta Amorim, non è riuscito a partire né a Firenze né in provincia a causa dei costi di gestione ritenuti troppo alti e a causa dell’insufficiente interesse da parte delle istituzioni.
Fausto Ferruzza, il presidente di Legambiente Toscana, interpellato telefonicamente a tale proposito, si dice convinto che tra qualche anno il progetto potrà essere ripreso e realizzato con gli stessi partners in molte altre realtà dove si produce buon vino… tappato.
Al momento gli organismi più attivi nella raccolta dei tappi usati sono le cooperative sociali e le associazioni Onlus che si occupano di disabilità e svantaggio sociale. Queste ultime che si sono fatte promotrici delle migliori proposte e che hanno provveduto direttamente alla raccolta dei tappi, hanno meritato negli ultimi sei anni 150.000 euro di contributi in beneficenza per finanziare i loro progetti.
Occorre tempo e informazione per diffondere tra la gente una cultura del risparmio economico ed energetico, funzionale all’uomo e all’ambiente.